La sorprendente ed inaspettata sconfitta con il Bologna ha scatenato una serie di interrogativi ed un infinità di luoghi comuni riguardo l’accortezza difensiva di Zdenek Zeman, al quale viene da sempre imputata la mancanza di solidità nel reparto arretrato sacrificata sull’altare dello spettacolo e della manovra offenisva. Ebbene benchè il dato statistico confermi la fragilità difensiva delle squadre di Zeman con 6 reti incassate nelle prime tre giornate, dovrebbe però far riflettere le modalità con cui queste reti sono arrivate : prescindendo dalle due reti subite nella gara d’esordio con il Catania, entrambe siglate su azioni viziate da evidenti fuorigioco, di cui la prima abbastanza fortuita, è necessario soffermarsi sulla rete subita a San Siro da Cassano che, colpo di fortuna a parte, ha evidenziato una grossa lacuna sulla sponda destra della difesa romanista, porzione di campo occupata da Ivan Piris , ragazzo paraguayano che ha mostrato allo stato attuale delle cose la sua inadeguatezza sia nella fase offensiva che tanto più in quella difensiva, che doveva essere la sua parte migliore, almeno nelle presentazioni,fatto confermato dallo schieramento dell’Inter che aveva portato ben tre calciatori sull’out di destra,uno dei quali sempre pronto a partir largo per tagliare alle spalle di Piris che tende sempre ad accentrarsi molto, finendo per rendere iniscuri i compagni di reparto, troppo spesso preoccupati dal dover sopperire ai suoi “buchi”, cosa ampiamente visibile dal campo. Dietro i numeri che pure sono molto importanti c’è sempre poi un comportamento di squadra e dei singoli; la debacle interna con il Bologna è da richiamarsi però non tanto ad un atteggiamento di squadra, sul quale torneremo tra poco, quanto piuttosto – come ammesso da Zeman stesso, prima con la sostituzione effettuata dopo aver subito il pareggio, poi con specifiche parole nel post-partita – ad una serie di grossolani errori individuali che poi più degli schemi e della tattica concorrono a determinare il risultato. Il fatto singolare inoltre è che le reti in questione vengano subite a difesa schierata il che se non altro sottolinea con buona pace dei detrattori del calcio di Zeman tornati di nuovo a far sentire la loro voce, una particolare carenza strutturale di un reparto che a parte l’intuizione Castan e l’ottimo Balzaretti, era già risultato sottotono lo scorso anno e sul quale forse si sarebbe dovuto intervenire in maniera più massiccia alla ricerca di maggiori certezze e meno scommesse. Come sa bene chi è particolarmente avvezzo a questo tipo di pratica, l’azzardo se da una parte ti premia(vedi Castan, che però scommessa non è avendo calcato palcoscenici diversi ma non meno importanti) dall’altra troppo spesso delude le aspettative, in un calcio magari non spettacolare ma molto difficile soprattutto dal punto di vista tattico come è il nostro. Detto questo sarebbe troppo facile sparare a zero su Ivan Piris, acquisto low cost che ha palesato una serie di evidenti difficoltà e forse avrebbe avuto bisogno di un periodo di adattamento ,come molto spesso capita, andando in prestito in qualche club meno blasonato nel quale il suo operato si sarebbe potuto valutare con maggiore serenità ma che invece è chiamato a fare il titolare in un ruolo molto delicato per gli equilibri della retroguardia, che il calcio del boemo espone comunque a determinati rischi. Per quanto riguarda Zeman, il boemo è lo stesso che fin ora, raccogliendo magari meno di quanto seminato, più o meno ingiustamente, sta forgiando una squadra giovane che mostra lampi di grande calcio alternati a momenti di totale black out, in un cantiere aperto che però tra una carezza e uno schiaffone lascia ben sperare per il futuro. Se proprio si può imputare al boemo qualcosa riguardo la sconfitta patita ieri ha destato enorme perplessità il modo di effettuare il calcio d’inizio,tutti schierati sulla linea pronti a partire all’arrembaggio, in un momento della gara in cui a poco più di un quarto d’ora dalla fine, si è in vantaggio per 2-1 e quindi non è necessario forzare la situazione ma forse sarebbe più saggio attendere che l’avversario esca dal guscio, sotto la pressione di dover recuperare il risultato mentre il tempo scorre,per poi colpirlo italianamente o zemanianamente con le letali ripartenze. Forse il limite è stato proprio il non saper discernere i momenti della gara,finendo così clamorosamente per scoprire il fianco,(complice un errore individuale) alla ripartenza avversaria non appena centrata la palla,fermo restando che poi al di la del diktat dell’allenatore, in campo vanno i calciatori molti dei quali hanno un bagaglio d’esperienza tale che dovrebbe consentir loro di saper leggere meglio determinati momenti, pagati senza dubbio a caro prezzo, rovesciando il proverbio che la fortuna aiuta gli audaci; in questo caso la sfortuna negli episodi è stata propiziata da troppa audacia che ha finito per assumere i connotati di presunzione.