Lamela: “Gioco, segno e festeggio”

Lamela: “Gioco, segno e festeggio”

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IL MESSAGGERO – A. ANGELONI – Era lì lì per rompere il ghiaccio lo scorso 16 ottobre, poi più  continuava a dire «sono pronto» e più Luis Enrique pensava di non farlo  giocare.  L’unica soddisfazione per Erik Lamela nella sfida di andata  contro la Lazio fu solo panchina. (…). L’esordio con  gol, la settimana successiva contro il Palermo, dopo appena sette minuti  di gioco. Da quel momento, Lamela è diventato un titolare, un punto  fermo. Lampi di classe, giocate a intermittenza, qualche sussulto e  alcune pause (per qualcuno, di troppo): due gol all’attivo in  campionato, per certe statistiche uno e mezzo e per mezzo si intende  quello con il Napoli, più autogol di De Sanctis che non rete  dell’argentino. Una rete in Coppa Italia contro la Fiorentina. Non è un  bomber ma per tutti è un gran bel giocatore, un predestinato. E adesso  c’è di nuovo il derby? Toccherà a lui, stavolta? Se la gioca con Bojan,  le cui quotazioni sono date in rialzo, mentre Erik – si dice – sta  pagando l’inizio scoppiettante e convincente.

Lamela non accetterebbe  serenamente di saltare il secondo derby. «Espero poder convertir en el  derby de Roma, ya que ese día en el partido va a ser mi cumpleaños  numero 20!», ha detto l’argentino. Traduzione: «Mi auguro di poter  segnare al derby, visto che sarà il giorno del mio ventesimo  compleanno». Auguri. Domani il possibile esordio, il battesimo del fuoco  il giorno del suo ventesimo compleanno. Erik sogna il regalo, non lo  nega. Un gol nella scatola con tanto di fiocco rosso (e magari giallo) e  tre punti in tasca. Un piccolo regalo, però, lo ha già ricevuto nel  ritiro della nazionale Argentina: il suo amico Messi lo ha omaggiato con  un paio dei propri scarpini. «Leo è un fuoriclasse, una grande persona,  un grande capitano e un eccellente calciatore», dice. E lui sogna di  emularlo, senza indossare quegli scarpini, troppo piccoli e non con lo  sponsor giusto.

Lamela studia il derby, lo gioca alla play, ne parla  con gli amici e a Trigoria chiede informazioni. A Totti, a De Rossi, ad  esempio. Erik è un ragazzo molto introverso, non troppo emozionabile. (…) «L’ambiente è fantastico, l’atmosfera unica. Spero che tutto vada bene. I  romani a Trigoria? Daniele e Francesco sono i primi tifosi, soffrono  quando le cose non vanno bene, proprio perché ci tengono enormemente a  questa maglia. Sono due veri leader in campo e si fanno sentire. Luis  Enrique? È un vero amante del calcio, questo è ciò che lo rende unico».  Unico. Come il derby.

 

 

 

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