Passione, colore, sfottó, goliardia, simboli, la curva Sud e la curva Nord, coreografie, primato cittadino, campanilismo, esultanze sfrenate e diverse dal solito, voglia di primeggiare… Tutto questo e non solo sintetizzato in un’unica parola: il Derby.
Domani alle 15:00 per la centosettantacinquesima volta si affrontano Roma e Lazio, un numero talmente elevato che da solo forse basterebbe a raccontare quanto questa partita sia in fondo diversa da tutte le altre.
Non ce ne vogliano le altre tifoserie, ma non c’è Lanterna, Mole o Naviglio che tenga ( nè tanto meno Romeo E Giulietta di Verona), perchè il derby di Roma è un’altra cosa rispetto agli altri derby.
Lo dicono i tifosi, lo raccontano gli ex giocatori che vi hanno partecipato anche per una sola volta, lo hanno scritto e raccontato per anni giornalisti, scrittori e anche qualche regista.
La stracittadina della Capitale è qualcosa di diverso, che sfugge ad una logica ben precisa, che difficilmente si riesce a definire in poche righe. Per anni ha rappresentato l’unico obiettivo stagionale di due squadre, Roma e Lazio, che vivevano stagioni contrastanti e prive di sogni di gloria. Spesso ha assunto un ruolo diverso, caricandosi di significati superiori: come nel triennio dal 99 al 2001, dove Roma e Lazio dominavano la Serie A e giocavano il derby per aggiungere 3 punti alla propria classifica di vertice.
Dopo il 26 maggio per il laziale peró sembra cambiato qualcosa: serpeggia nelle dichiarazioni e nelle esternazioni dei tifosi biancocelesti un senso di appagamento per aver vinto una storica coppa Italia dinanzi ai propri cugini, allungando la striscia positiva a favore degli uomini di Lotito che chiama 4 vittorie e 1 pareggio negli ultimi 5 incontri all’ombra del Colosseo.
La vera insidia che Vlado Petkovic dovrà superare è propria questa: la troppa serenità e la mancanza di tensione che invece c’era, quasi come una sindrome in casa Lazio, fino a due anni fa, dopo le cinque vittorie consecutive dei giallorossi.
Mancheranno Biglia, Biava, Radu e Novaretti, l’altro neo acquisto importante Felipe Anderson non è ancora pronto e per questo, volente o nolente, il tecnico slavo dovrà affidarsi alla cara e vecchia guardia, sperando nella vena positiva di Hernanes e Candreva.
I numeri della Lazio al momento sembrano descrivere però una difficoltà difensiva, sconosciuta ai biancocelesti soprattutto nella prima parte della scorsa stagione: il vero anello debole sul quale dovrà lavorare e incidere l’undici di Rudi Garcia è la coppia dei centrali, Cana Ciani, forti fisicamente ma facilmente superabili se affrontati con inserimenti improvvisi dalla tre quarti e palloni in verticale.
Al di là però dei tatticismi, il Derby pesa sulle menti come nessun altra partita dell’anno, per questo si dice sia una partita che sfugge ad ogni logica e che si decide sui singoli episodi, ma anche per questo non sarà mai cancellata e non potrà mai essere definita un’amichevole (come qualcuno più per sfottò che per convinzione afferma dalla parte biancoceleste del Tevere). Il Derby è il Derby e rappresenterà sempre qualcosa di speciale e di diverso, anche dopo il 26 Maggio, anche purtroppo senza quelle meravigliose coreografie che da sempre sono simbolo di una partecipazione diversa e festosa, che le autorità vietano senza fornire concrete e reali spiegazioni.
Buon Derby a tutti.