Al termine della partita contro il Catania, le cosiddette vedove di Capello o coloro che non aspettavano altro per criticare mister Zeman e la sua nuova Roma, si sono scatenati tirando fuori di tutto. Lui, il Boemo di ghiaccio, non ha detto nulla ed ha tirato avanti consapevole che il suo gioco, e la sua squadra, sarebbero emersi presto. Una settimana dopo la Roma, la Sua Roma, da una lezione di calcio all’Inter, propone un Totti a livelli stratosferici e lancia un forte messaggio al campionato. La vittoria di San Siro ha molti significati: primo perché è la prima vittoria del Boemo contro i nerazzurri, poi perché la Roma rimane agganciata al terzetto ora in testa alla classifica; terzo, da non sottovalutare, perché le prossime due settimane si potrà lavorare con serenità.
Vincere a Milano, vincere di forza, imponendo il proprio gioco vuol dire che la Roma è una squadra giovane ma che può contare su una rosa di livello assoluto. La Roma ha, in soli due anni, rivoluzionato e ringiovanito completamente la squadra: oggi, dopo una stagione difficile, si iniziano a vedere i risultati di questa rivoluzione. Ad un certo punto, con l’infortunio di De Rossi, il centrocampo era formato da Tachtsidis, Florenzi e Marquinho: due esordienti ed un brasiliano che ha disputato solo sei mesi nel nostro campionato. Beh non c’è stato nessun timore di fronte ai più blasonati dirimpettai nerazzurri anzi i tre si sono imposti e due di loro sono anche andati in gol.
Destro. Osvaldo. Totti. Tre pesi massimi. Tre che non potranno mai giocare insieme. Tre che, sicuramente, si pesteranno i piedi. Questo si diceva del tridente romanista. La serata di San Siro ha dimostrato a tutti, denigratori e non, che questi tre ragazzi possono e devono giocare insieme. Il sacrificio di Mattia Destro è la prova lampante che tutti, TUTTI, giocano per un unico obiettivo. Il secondo gol consecutivo di Daniel Osvaldo fa strabuzzare gli occhi al popolo giallorosso che sogna un altro argentino che magari tocchi quota venti gol.
Poi c’è Lui. Quello con il numero 10. Quello che, a fine mese, compirà 36 anni. Quello finito, quello che con Zeman avrebbe discusso. Quello che sulla fascia sinistra è sprecato. Queste son frasi che non vengono da fuori ma da dentro le mura capitoline. Ma Lui, quel signore col numero 10, ha fatto spallucce e dopo il Catania ha mostrato una maglia con su scritto: “Il Meglio deve ancora venire”. Oggi, alla Scala del calcio, Francesco Totti ha sciorinato calcio come pochi altri sanno fare al mondo. Due assist spettacolari, una partecipazione continua al gioco, contrasti, personalità ed una squadra che cerca sempre lui con lo sguardo. Forse non farà 28 gol, forse ci metterà un po’ a raggiungere chi lo precede nella classifica marcatori di tutti i tempi, forse si sacrificherà un po’ ma il Francesco Totti di oggi ci sembra tanto, tanto vicino a quello di dodici anni fa. La speranza è che anche il finale sia lo stesso…
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