Vincenzo Montella, attuale allenatore del Catania, domani sarà ospite della trasmissione televisiva La Tribù del Calcio in onda su Mediaset Premium. Nella lunga intervista, Montella ha parlato anche del suo passato alla Roma, di Francesco Totti e di altri argomenti, a cominciare dal segreto dell’esultanza che lo ha reso famoso da calciatore: “Non fu una cosa studiata, ma nacque in un Genoa-Cesena, nel mio primo anno di B con la maglia rossoblu. Ero stato relegato in panchina, ma entrai e segnai un bel gol in rovesciata. Rialzandomi, mi venne spontaneo esultare in quella maniera. Da allora non l’ho più abbandonata”. Sulla Roma di Fabio Capello, tricolore nel 2001, Montella dichiara: “Quella era davvero una squadra fortissima. Avessimo avuto un’altra testa, un’altra mentalità, avremmo potuto vincere molto più di un solo scudetto perchè avevamo un potenziale enorme ed eravamo più forti di tutti. Ripensandoci, però, forse è stato meglio così; perchè vincere uno scudetto a Roma è qualcosa di unico e irripetibile. A distanza di una settimana dal trionfo, ricordo che ero con Totti, Candela e altri compagni in un ristorante di Roma: la gente lo venne a sapere e si creò una calca tale che fummo costretti ad uscire dal locale scortati dalla polizia”. L’aeroplanino ricorda anche Roberto Mancini e Francesco Totti, suoi compagni, rispettivamente, alla Sampdoria e alla Roma: “Mancini era un giocatore straordinario e godeva quasi più nel far segnare un compagno che nel fare gol lui stesso. Ebbene, io in quegli anni vivevo solo per il gol e ho beneficiato ampiamente di questa sua attitudine. Totti invece è il massimo esponente della romanità, anche a livello internazionale. Dopo 15 anni eccezionali ha sempre quel modo di giocare “simpatico” che riesce a far presa anche sui ragazzini. Quando smetterà, per i tifosi della Roma non sarà un momento facile, perchè Totti è l’emblema del club. Totti è la Roma”. Infine, sul poker di reti messo a segno nel derby di Roma del 2002, Montella dichiara: “Ancora oggi, a dieci anni di distanza, i tifosi della Roma me lo ricordano, non la smettono di ringraziarmi ed è una cosa che mi fa piacere. E pensare che, lì per lì, quei 4 gol non riuscii nemmeno a godermeli troppo: avevo un carattere introverso e freddo che non lasciava spazio a entusiasmi particolari. Un peccato, oggi sicuramente vivrei un’emozione così ben più intensamente”.
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