GAZZETTA DELLO SPORT – Dicono di lui: serio, scrupoloso, innovativo, tecnologico. Aperto al futuro, e sarebbe curioso il contrario per un 36enne al debutto tra i grandi. Molto ambizioso. E questo aspetto di Vincenzo Montella si era già colto nell’approccio, per nulla timido, anzi. «Non mi considero un traghettatore, non mi sento inadeguato» , avvertì più o meno un mese fa, quando si presentò ad una platea che ovviamente insisteva sulla giovane età, l’inesperienza, il curriculum snello.
Passo avanti Dicono anche sia «sotto osservazione» , lui come tutti gli altri a Trigoria. Guardato con attenzione dalla proprietà americana, prossima allo sbarco (gli ultimi dettagli tecnici hanno spostato la firma alla prossima settimana) ma già da giorni intenta a disegnare il futuro. Thomas DiBenedetto ha le sue idee, i suoi progetti, una rosa di nomi — manager, allenatori, calciatori— cui affidarli. E nella rosa il nome di Montella ancora non c’è. Però ora può giocarsi le sue carte. È un passo avanti, solo qualche giorno fa l’ipotesi non era contemplata, la risposta anzi piuttosto tranchant: «Non rientra nei nostri piani» .
Qui o altrove Due mesi, nove gare di campionato e le semifinali di Coppa Italia. Obiettivo massimo: agguantare il 4 ° posto e alzare la Coppa. Montella ha materiale a sufficienza per restare Ha già avuto un aumento di stipendio. Vuole conquistare un posto in Champions. E giocarsi le sue carte con gli americani in gara e giocarsela fino in fondo. Il prossimo mese rischia di essere decisivo, per il destino della Roma e del suo traghettatore: il trittico con Fiorentina, Juventus e Udinese decreterà se la squadra può ambire alla Champions e Montella conservare il posto al sole. Qui o altrove. Perché questi mesi potrebbero aprirgli anche altri palcoscenici, magari altrettanto prestigiosi. Difficile, molto difficile che dopo questa esperienza, ambizioso com’è, torni ad allenare i ragazzini.
L’identikit Giovane, brillante, moderno. Montella ha qualcosa del primo Guardiola, cui del resto guarda con un certo spirito di emulazione, almeno per lo stile. Un prodotto fatto in casa, ma vendibile anche all’estero. Ha idee nuove, ha fame, ha respiro internazionale. Uno cui affidare una squadra emergente, ricca di talenti, costruita per crescere insieme al suo allenatore. Un percorso comune, un progetto a medio termine con un budget inizialmente limitato. Con queste caratteristiche, Montella nel progetto di DiBenedetto ci starebbe benissimo, come altri che si stanno sondando in questi giorni. Personaggi alla Villas Boas, l’ex assistente di Mourinho che si appresta a vincere trionfalmente il suo primo campionato con il Porto. Nome assai più spendibile di un Carlo Ancelotti, più vincente e anche (molto) più esigente.
Chi ben comincia… C’è da dire che l’avvio di Montella è stato travolgente. Giocatori entusiasti, risultati egregi. Tanto da meritarsi già un piccolo aumento di stipendio, circa 100mila euro in più. L’approccio è avvenuto in quattro mosse: dialogo con i calciatori, ritorno al 4-2-3-1, allenamenti più intensi, utilizzo di nuove tecnologie. Dai sistemi satellitari per riprendere gli allenamenti al montaggio delle immagini sulle avversarie, curato da un montatore messo sotto contratto da Gian Paolo Montali all’inizio della stagione e ora sfruttato a pieno ritmo. Se il buongiorno si vede dal mattino, Montella farà davvero tanta strada. Dovrà solo scegliere dove.