Ora niente fischi, per favore…

Ora niente fischi, per favore…

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Se arrivasse un alieno e leggesse nei vari commenti che la Roma ha “steccato la prima” (che poi, di fatto è la seconda di campionato), perdendo addirittura due a uno contro il Cagliari, potrebbe pensare a una squadra che ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare e che non ha ancora un gioco. Nulla di tutto questo, anzi, l’esatto contrario. La squadra c’è, il modulo anche, gli uomini altrettanto e l’inizio del campionato non è assolutamente da giudizi affrettati, come sono stati decisamente affrettati quei fischi, pochi per fortuna, all’indirizzo di Luis Enrique a fine gara. Ma allora, cosa è successo? Perché la Roma ha perso? E’ mancata in primis la fortuna, poi c’è da dire che le partite si vincono segnando, ma è pure vero che se di fronte hai una squadra che è scesa all’Olimpico solo ed esclusivamente per fare le barricate, c’è poco da fare anche se ti chiamassi Barcellona, Real o qualsiasi altra del gotha del calcio. Andiamo per ordine. Luis Enrique ha messo in campo la miglior squadra a disposizione. Giusta l’intuizione di far giocare Heinze, ma non perché acclamato dalla piazza, ma per avere una solidità in mezzo alla difesa. Giusto non schierare Gago dall’inizio perché non ha ancora i novanta nelle gambe, giusto lasciare Francesco Totti in campo tutta la partita. Capitolo a parte per Pjanic, una autentico motorino che il Cagliari ha fermato soltanto prendendolo a calci, e per Josè Angel Valdes, che ha stoppato anche palloni che sembravano imprendibili e più volte ha saltato l’avversario in zona d’attacco. Purtroppo l’unico errore lo ha commesso in difesa ed è arrivato il gol degli isolani. Per il resto Rosi è cresciuto in corso d’opera, così come De Rossi, Perrotta più no che sì, idem per Bojan, bene Osvaldo. Totti ha preso, come è giusto che sia, la squadra per mano, Borriello, nei venti minuti a disposizione ha fatto il possibile. Insomma, nonostante la sconfitta non è una squadra da fischiare e l’appello è per tutti. La critica se ci sarà dovrà solamente essere costruttiva e non a prescindere e questo è fondamentale per un ambiente che ha bisogno di crescere sotto tutti i punti di vista. Il Cagliari. Lo scorso anno Ficcadenti venne a prendersi un punto alla prima di campionato alla guida del Cesena che dimostrò di essere una bella squadra. Il suo Cagliari, invece, no. Per niente. Una squadra che è scesa all’Olimpico con il chiaro intento di chiudersi e che, specie nel secondo tempo, (gol a parte) non ha fatto altro che puntare qualsiasi giallorosso avesse palla al piede. Una squadra ricca non di talenti, ma di autentici fabbri ferrai, tranne il portiere Agazzi, in giornata di grazia, che hanno trovato terreno fertile aiutati anche da un direttore di gara (Gava di Conegliano) che, per dovere di cronaca, nella ripresa ha perso totalmente il controllo del match con un rosso diretto a Josè Angel, che forse meritava più il giallo e all’appello mancano diversi cartellini, specialmente per i cagliaritani. Cambiare mentalità e crescere, significa anche non lamentarsi più delle direzioni di gara, ma quando è troppo, è troppo, probabilmente, già da questa partita, sarebbe opportuno, per la società giallorossa, cominciare a fare la lista, come fanno altri, specialmente al nord, di quelle giacchette nere poco gradite. In ogni caso, proviamo a far finta di niente e ripartire, senza fischi, senza troppe critiche, testa bassa, lavoro e sudore, ricordando sempre le parole del Capitano: TUTTI UNITI…ora più che mai….!!!!!

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