Tra i tanti sorrisi che seguono il giorno dopo il “decollo” di Montella, resta anche una piccola macchia. Perché a Bologna, la prima senza Ranieri, è stata anche la gara del rientro in campo di David Pizarro, assente dal campo da 88 giorni e miracolosamente rientrato dopo l’addio all’ex tecnico. “Ma lui non voleva giocare, è stata una scelta mia e l’ho forzato, gli ho detto che doveva giocare per forza”, la difesa d’ufficio di Montella. Un apprezzabilissimo tentativo di “proteggere” il centrocampista cileno, che con Ranieri aveva da tempo azzerato ogni rapporto. E che, non certo casualmente, è tornato in campo per novanta minuti ad altissimo livello alla prima occasione dopo l’addio dell’ormai ex allenatore.
PROFESSIONALITÀ – Eroe in campo, ma poco professionale negli atteggiamenti. Non certo una novità per Pizarro in questa stagione. Primo episodio, il rientro in Italia con 20 giorni di ritardo dalle vacanze invernali per curarsi in Cile, senza avvisare i dirigenti, comunicando solo via sms e soltanto con Conti. E inviando immagini del ginocchio gonfio tramite il cellulare. Da settimane la Roma avrebbe avuto bisogno di lui, ma David ha sempre detto di non sentirsi pronto. Ranieri era convinto di averlo a disposizione già contro il Napoli. Pizarro, invece, chiese di effettuare un test con la Primavera – anche in quel caso 90 minuti a buon ritmo – promettendo: “Con lo Shakhtar ci sarò”. Promessa disattesa: a casa nel match con gli ucraini, solo in tribuna a Genova nell’ultima dell’ex allenatore, che aveva provato a “forzarlo”, inserendolo nella lista dei convocati. “Ho bisogno di te”, l’ultima richiesta di Ranieri. “Ho un fastidio alla coscia”, la risposta di Pizarro. Poi le dimissioni, e l’inizio di una nuova era. Già nella serata prima della partita il giocatore era stato possibilista in un colloquio con Montella: “Vediamo domani come sto”. La mattina del match, il sì. “Mister, ci sono”. Una decisione applaudita dai compagni, non dai tifosi che da ieri intasano le radio locali con insulti (“mercenario”) e inviti ad andarsene.
RETROSCENA – I motivi del “no” di Pizarro a Ranieri, che non può non pesare nel crollo di risultati della Roma nell’ultimo mese, hanno però radici profonde. Il momento di non ritorno ha una data precisa: 23 novembre 2010, giorno di Roma-Bayern. Prima della gara Ranieri convoca Pizarro e De Rossi. I cardini della Roma di Spalletti, per l’allenatore, non possono più giocare insieme. Il centrocampista di Ostia in campo, il cileno fuori. Uno segna e corre ad abbracciare l’altro proprio a un passo dalla panchina. Un messaggio chiaro all’allenatore con cui Pizarro si sentiva in credito. Lo scorso anno, con il regista dolorante a un ginocchio ultimi tre-quattro mesi della stagione, il tecnico gli aveva chiesto di stringere i denti rimandando le cure che lo avrebbero costretto allo stop. Il cileno aveva detto “sì” per il bene comune, la lotta scudetto. Scena ripetuta ad agosto in Supercoppa, con David in campo pur senza preparazione. Ma a novembre, dopo essere frettolosamente rientrato da un piccolo stop fisico, Pizarro si è sentito abbandonato. Aveva chiesto di esserci nel derby, quando invece Ranieri gli preferì Greco (a gara in corso). Poi, il Bayern e il flop di Palermo, con la Roma abbattuta e Pizarro peggiore in campo. L’ultima apparizione del centrocampista fino a ieri: nelle ultime tre gare del 2010, solo panchina senza troppe spiegazioni. E con qualche “bugia” di Ranieri mal digerita: “Ho parlato con Pizarro, non ha problemi con me” e “Non c’è nessun caso Pizarro”, sbandierati in conferenza stampa e ai microfoni di Sky. Pizarro ha accusato privatamente Ranieri di essere poco corretto, ingrato persino. E si è tirato indietro, pensando anche a un addio nelle tre settimane trascorse in Cile tra dicembre e gennaio, immaginando di riabbracciare il maestro Spalletti. Uno che lo stima. Come Montella.
TORNA ADRIANO – Oggi, intanto, è tornato a Roma Adriano, in ritardo di un paio di giorni (inizialmente era atteso tra domenica e lunedì) e con un bagaglio fatto di patenti ritirate e nottate nei locali di Rio. Nel pomeriggio incontrerà i dirigenti romanisti per informarli sul proprio stato di salute. Ma non solo. Perché il 23 febbraio Adriano era atteso a Milano per un consulto con il dottor Castagna, che lo ha operato alla spalla dopo l’infortunio nel derby. Un colloquio a cui il giocatore non si è presentato, urtando anche l’umore di qualcuno. Con la nomina di Montali a direttore operativo, anche la posizione del centravanti a Roma si è fatta meno sicura: in Brasile il mercato è ancora aperto e il Corinthians ha da tempo messo nel mirino il centravanti, con cui a dicembre era stato anche raggiunto un accordo per il trasferimento (ai giallorossi sarebbe andato 1 milione e 350 mila euro). Il veto di Rosella, in quel caso, bloccò la trattativa. Che, oggi, potrebbe avere un esito differente.