Le parole del Presidente giallorosso James Pallotta inducono all’ottimismo. Il numero uno capitolino vuole portare in alto il club acquistato l’anno scorso, farlo vincere e portarlo ai vertici del calcio europeo, “la zona che compete a Roma e alla Roma“, e fa il punto incontrando i giornalisti nella sede di New York della sua Società finanziaria, la Raptor Found.
“Il mio progetto è a lungo termine, voglio restare a capo della Roma per almeno 20 anni”, questa l’intenzione di Mr. Jim, “Voglio vincere, riportare questo club ai fasti di una volta. Con i Boston Celtics ci sono riuscito dopo 5 anni. Non abbiamo preso in mano la società – spiega Pallotta – per fare due o tre anni e fare cassa. Il nostro progetto e’ a lungo termine: 5 anni per riportare la squadra e la società ai livelli che gli competono”.
Ma come, non c’era già gente pronta a criticare i 20 anni per il progetto? Un refuso spacciato per virgolettato, un semplice errore che ha fatto sobbalzare dalla poltrona chiunque stesse leggendo il contenuto dell’intervento di Pallotta.
La linea comprende una vasta area marketing: “Nessun club al mondo può vantare la sponsorizzazione di brand globali come Nike, Disney o Wolkswagen”. Eppure, in alcuni punti sembra quasi di rileggere gli editoriali scritti nelle varie notti di questa Stagione, come il penultimo, Rispetto, Onore e Gloria, pubblicato appena alle 5:20 del mattino, che richiama proprio l’attenzione sull’importanza degli accordi siglati finora.
Ma torniamo a noi. Assieme al contratto che legherà l’A.S. Roma alla Nike per i prossimi 10 anni, intascando una cifra che potrebbe superare i 100 milioni di euro, l’altro punto fermo dello sviluppo societario è e rimane la costruzione dello stadio: “Sta procedendo tutto secondo i tempi previsti. A volte leggo sulla stampa cose che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra”.
Pallotta ce n’ha anche per il polverone alzatosi in termini economici, richiamando alla memoria Al Qaddumi: “Abbiamo avuto diversi consulenti che ci hanno proposto questo nome. Noi abbiamo fatto tutte le verifiche necessarie e sembrava fosse una storia seria. Poi è andata come è andata. Ma posso assicurare che è stata solo una perdita di tempo, che non ha interferito neanche per un minuto con il nostro lavoro. Morgan Stanley sta organizzando una piattaforma per esaminare le tante domande di grandi investitori che si sono avvicinati a noi, si tratta di gruppi europei, americani, asiatici e mediorientali“.
Eppure c’è chi sperava in un passo indietro della proprietà proprio per motivi quaddumiani. E invece no. Si va alla riscossa, sapendo che il giocattolo è ambito, e gli accordi rendono l’acquolina un mare inarginabile.
Chiosa finale sul il momento della squadra, inquadrando la stagione disputata finora dai giallorossi: “Anch’io a volte mi sveglio la notte e non capisco come perdiamo certe partite. Il talento lo abbiamo, manca solo la continuità. Andreazzoli? Ha fatto un buon lavoro, non ho capito solo l’ultima partita. Del suo futuro è presto per parlarne. Il rinnovo di Totti? Presto ne parleremo”.
Un intervento necessario, dovuto, atteso. Diversi spunti su cui lavorare, partendo dallo Stadio, passando per gli sponsor arrivando alla chiusura della stagione, che si interseca con la prossima. Uno però è il punto cardine: il Progetto. Troppi sono stati gli ostacoli trovati in questi due anni, troppe le decisione prese per favorire la gente, piuttosto che pensare alla concretezza e alla linearità delle idee. Da adesso, o meglio, da un mesetto a questa parte le cose sono cambiate. Si lavora per la squadra, si lavora per raggiungere gli obiettivi. C’è una stagione da concludere, un piazzamento in Europa da conquistare e una sterzata da dare.
A Roma. Alla Roma. Per la Roma. DAJE ROMA.