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A Garcia non dispiace affatto averlo tra i piedi, chiave di variazioni tattiche poco frequentate dal tecnico francese eppure sempre possibili o necessarie nel corso di una stagione. (…) La sua colpa è guadagnare troppo, grazie a un contratto risalente a epoche più generose. «E questo lo capisco. Ma parliamo anche dei 17 gol che ho segnato con la Roma e vediamo quanti altri ci sono riusciti».
Annotazione sua non facilmente contestabile. Ai vecchi dello spogliatoio, che lo conoscono, Borriello non è mai stato sullo stomaco. Anche ai nuovi va benissimo che sia ancora a bordo, se è vero com’è vero che tutti i compagni al ritorno da figlio prodigo a Trigoria gli hanno regalato una torta con la scritta “Nessuno ha più fame di te” (…).
Borriello intanto obbedisce. A Garcia che gli ordina di incrociare per il campo e conoscere ogni lato del calcio moderno, scattare e rincorrere, saltare e contrastare. Ha cominciato a farlo in America, dov’è stato chiamato nel bel mezzo della tournée saltati in prima istanza i vari scambi in cui era stato inserito. Lo fa per se stesso e per i tifosi, non per convincere nessuno. «Non ho bisogno di essere rilanciato. E a Roma ho ricevuto solo ovazioni». Questo sia chiaro, intende: se alla fine mi manderanno via non sarà colpa né di Borriello né della gente. Solo di chi non ha più fame.