Walter Sabatini, durante la conferenza stampa di presentazione di Torosidis, ha risposto anche a domande sul momento attuale della Roma, soprattutto in riferimento al possibile esonero di Zeman.
In queste ore sono successe tante cose: Zeman ha detto cose importanti, poi le risposte e soprattutto ha giocato una squadra molto disorganizzata in campo. Prima eravate riconoscibili anche nelle sconfitte, ieri no. C’è un nesso tra tutti questi fatti? Si sta consumando un finale di rapporto con Zeman?
“Si sta vivendo un rapporto, non lo stiamo consumando fino in fondo ci sono alcune cose da rivisitare naturalmente di quelle dette e fatte. Ritengo che il valore della partita arrivi da una premessa di altre cose: c’era stata un’osservazione del mister e una fatta dal direttore generale, mi sembra che tutto rientri nella normalità. Uno dice una cosa e un altro educatamente risponde. La partita è stata bruttina anche se devo dire che stiamo celebrando funerali ripetuti per risultati che non dovrebbero prevederlo, la squadra, e non dico siamo contenti dei risultati,ma nelle ultime 4 partite ne ha vinte 2 con Inter e Fiorentina e ne ha pareggiate altrettante, non siamo in uno scivolo che ci porta già a 300 all’ora, ci interroghiamo tutti circa le nostre reali possibilità e metteremo a punto strategie per attuare le cose che vogliamo fare”.
Zeman è a rischio?
“(ride, ndr) Potevi chiedermi inizialmente questo. Zeman è l’allenatore che ha scelto la Roma in maniera quasi euforica, lo abbiamo scelto pensando che avrebbe fatto prevalere la voglia di fare il calcio nella testa dei ragazzi, un calcio non garibaldino ma arrogante, prepotente che volesse schiacciare l’avversazio con azione dinamica rivolta prevalentemente alla parte offensiva. Era un’esigenza forte e in queto lui c’è riuscito: crediamo che la nostra gente meriti squadre che giocano un calcio di questo genere. Qualora andassimo a fare correttivi li faremo sempre indirizzati da quella parte. Zeman ha centrato questo obiettivo: la squadra ha il miglior attacco della Serie A il che non racconta di una squadra formidabile, ma di una squadra che quella cosa la sa fare. Zeman lo abbiamo lasciato lavorare e lui con molto coraggio ha immediatamente capito potenzialità e possibilità di calciatori che potevano o essere migliorati, faccio riferimento a Lamela ma non solo a lui, o scoperti e lanciati quindi un bel tratto del suo lavoro è stato apprezzato dalla società dagli sportivi e da tutti noi. Credo anche dai calciatori. Dopo però si arriva a una situazione, quella odierna, di poca soddisfazione rispetto a quello che la squadra riesce a produrre e adesso ci fermeremo un pò interrogandoci sui motivi che non ci hanno portato a fare cose congrue alle richieste, parlo di lavoro, di proposte. Oppure abbiamo sbagliato qualcosina nel comporre l’organico, è una fase di studio che contempla anche l’idea di potere cambiare l’allenatore, molto marginalmente perché l’allenatore ha fatto bene con noi nonostante tutto e di cui siamo contenti. Non siamo per niente condizionati dalle sue dichiarazioni di sabato, poi rivendute come un attacco ai dirigenti. Non ci siamo sentiti attaccati visto che ha citato l’assenza di un regolamento che lo avrebbe aiutato, credo sia stata una cosa detta senza secondi fini. Non c’è questo rapporto tra di noi, non mi sono sentito minimamente sfiorato, ho solo rilevato le cose che ha deto, alcune giuste altre meno: la questione del regolamento la considererei un pò pigra visto che sa che un regolamento esiste, quello che tutte le squadre hanno, un regolamento pensiamo di farlo ma vorremmo fosse definitivo per il calciatore della Roma, non per la Roma. Quando penso a un regolamento futuribile che vada a colmare tutte le richieste di una società che cerca di fare tante cose che dentro a un campo di calcio non si vedono… Qui c’è una società attiva con obiettivi stabiliti da perseguire giorno dopo giorno e un calciatore che lavora per questa società deve rispondere ad un regolamento un pò particolare, non le regolette vecchie che abbiamo anche noi e non ci sembra il caso di utilizzare”.
Non pensa che si siano accumulati tanti problemi irrisolti? Tecnici, tattici, comportamentali… Questa saga non sta andando come speravate e sono sempre state accampate scuse… E’ il momento di una presa di responsabilità di tecnico e dirigenti?
“Per mia tendenza personale, che potrei estendere agli altri dirigenti, le responsabilità so di dovermele prendere e so quando dovrò prendermele in maniera definitiva e netta. Abbiamo notato alcune cose che sono state proposte in maniera sbagliata e magari ecco, cito una cosa che mi ha sempre un pò infastidito, l’arrivare a fine settimana col sofisma di fine settimana mi dà fastidio. Lo dico in libertà a voi come ai soggetti diretti: ogni volta che presentiamo una partita dolorosamente constato che non parliamo mai di calcio, non è una responsabilità che giro a voi anche se voi siete promotori di questa distrazione, alcuni argomenti andrebbero trattati per quello che devono essere, il calcio, e invece viene fuori la disciplina… La disciplina è appannaggio dell’allenatore e lui lo sa molto bene. La società vigila complessivamente sui comportamenti, ma la disciplina spicciola, ammesso che esista, quella dell’arrivare puntuali, parlare a bassa voce in spogliatoio, ottemperare a tutte le forme di buona educazione richieste, quella è prerogativa dell’allenatore, col sostegno della società che naturalmente appoggerebbe ogni sua sanzione. Intendo dire, sabato si arriva qui per parlare di una partita e del Bologna si parla pochissimo. E diventa il regolamento o la fuga d’amore di un giocatore, difficilmente qui dentro sento parlare di calcio. E parlando di calcio magari anche il giorno dopo i calciatori aprendo i giornali vedono che c’è una partita e non un argomento collaterale da trattare”.
Questa è responsabilità dell’allenatore o nostra?
“Dell’allenatore con la vostra intensa collaborazione, non sono qui per dire che è colpa della stampa, non mi sfiora l’idea, voi fate il vostro mestiere. Ma mi piacerebbe centrare più le partite che giochiamo e le difficoltà che ci propongono”.
La fase di studio su Zeman dura fino a venerdì?
“Durerà oltre venerdì, se chiedi se venerdì ci sarà un altro allenatore se perdiamo non ti voglio rispondere. Dico che siamo in fase di riflessione e ne parleremo anche col mister”.
Quale è stato l’errore più grande nel riportare Zeman a Roma? E quello più grande commesso dalla dirigenza?
“Non vivo come un errore avere riportato Zeman a Roma, Zeman ci ha dato anche cose importantissime che saranno godute da questa società certamente, l’idea di essere una squadra col migliora attacco della siere A ce la lascia o ce la lascerebbe, spero sia lui a produrre numeri ancora migliore. Il fatto di avere messo dentro un ragazzino di 18 anni capendone le prerogative reali è un grande vantaggio che non mi fa mai rammaricare di avere preso Zeman. Zeman le cose che doveva portare ce le ha portate, ora deve essere straordinariamente bravo a coagulare altre cose attorno a quelle fatte”.
Il calcio più bello della Roma a Firenze in Coppa Italia. Anche per lei è così? Il modulo diverso era un segnale da seguire? Zeman invece subito ha detto che ci sarebbe stato solo il 4-3-3.
“Esiste anche un altro calcio, quella partita l’ho vissuta molto bene come voi, la squadra ha reclutato altre qualità che a volte erano mancate, ha avuto ferocia e voglia di vincere. Ha vinto con strumenti e strategie diverse. Bellissima partita, ma non più bella di quella contro il Milan. Però una bellissima partita”.
Esteticamente più bella contro il Milan, ma forse l’altra dimostra che a questa squadra non manca la concentrazione.
“Questa è valsa di più dal punto di vista emozionale perché ce la siamo giocata in maniera epica, è stata una grande battaglia portata fino in fondo e lui ha dimostrato a se stesso di potere fare tante altre cose. E’ una scelta che attiene a lui e noi la rispettiamo”.
Nelle riflessioni che fate sul tecnico pensate anche a guardarvi intorno per sondare altre disponibilità? Il suo contratto scade a giugno: la proprietà deciderà del suo futuro o deciderà anche lei in base ai risultati prendendosi delle responsabilità? Lsacerebbe con una Roma ottava anche se la dirigenza la volesse tenere?
“So che questa proprietà, e lo sapete anche voi, sa quello che fa e sa dove vuole andare. Lo sa perché mi ha trasferito il suo pensiero e i suoi progetti, che arrivano allo stadio e a costruire cose che erano inimmaginabili fino a un pò di tempo fa. Io mi sento dentro questa vicenda una persona, in mezzo a tantissime altre cose una cosa, avrete notato che ci sono tantissime persone in movimento per la Roma negli ultimi mesi. Io accetterò di continuare se la Roma volesse solo se sarò certo di avere fatto il massimo e di avere fatto bene. A volte le cose non coincidono e bisogna che coincidano. Avere lavorato al massimo e non avere ottenuto i risultati della squadra… Dovrei pensarci”.
Vagliate altri candidati?
“No, non stiamo vagliando candidati. Si vagliano tutti i giorni, ho collaboratori che spesso guardano allenatori, è un vizio professionale e un dovere professionale. Appena una squadra vince 3 partite vedo se il tecnico le vince in maniera spettacolare, se è uno fortunato, un vecchio o un esordiente. Ci si guarda sempre intorno”.
Se decideste di tenere Zeman non lo mettereste sulla graticola comunque peggiorando la situazione della squadra?
“Domanda corretta, certo che forse tra i problemi di questa annata c’è l’incancrenirsi di alcuni rapporti che poi magari Zeman non sente come rapporti cancerogeni e dall’altra parte li sentono un po’ più così e si cresa confusione. E’ evidente che alcuni giocatori dovranno essere recuperati al meglio alla causa. Non è una mia imposizione al tecnico, che ha totale autonomia, io col tecnico parlo solo delle mie idee e non chiedo mai al tecnico di fare scelte diverse da quelle che farebbe. Magari spero che ogni tanto colga quello che dico e credo possa essere utile. Ma serve normalizzazione nei rapporti con tutti: la squadra deve essere più forte, più motivata e più unita attorno a un progetto tecnico. Sono già uniti attorno a una tavola imbandita: si frequentano, si vogliono bene e si stimano molto”.
Se invece optaste per il cambio, cercherete una soluzione tampone o andrete subito su un tecnico anche per la prossima stagione? Crede che la Roma abbia bisogno di un allenatore “normale” alla Pioli?
“La Roma ha bisogno di un allenatore normale ma che abbia carisma e capacità di convincere tutti quelli che lavorano intorno a lui di potere costruire qualcosa di importante. Se valuteremo questo lo faremo tenendo presente questa indicazione”.
Cosa può influenzare le vostre valutazioni ormai? L’aspetto sportivo non mi sembra quello centrale… Ha un peso anche la squadra? Ascolterete la loro opinione?
“Non ho mai ascoltato il parere di un giocatore su un allenatore. E’ una cosa tragica, un dirigente non deve consultarsi con la squadra, sarebbe la dittatura dello spogliatoio. Il dirigente può osservare reazioni che lasciano trapelare stati d’animo, ma consultarsi con i giocatori per scegliere o cacciare un tecnico mi sembra un errore da non fare e io non l’ho mai fatto. Cosa ci può influenzare? Senza fare tanta poesia sennò mi prendono in giro in tutta Italia. Per esempio il pianto di Zeman a Genova fu quasi decisivo, notammo la sua commozione fragorosa che non gli conoscevamo e ci prese. Pensammo di cogliere l’età dell’emozione. Fu casuale e alla stessa maniera ti dico che basterebbe molto meno, magari vedere l’allenatore relazionarsi in una certa maniera con alcuni della squadra o tutta la squadra. Veder con quale intensità sarà fatto l’allenamento di domani, con quale furore saranno interpretati i suoi dettami. Basta molto poco per sospendere una decisione o cambiarla. Siamo in attesa di capire, anche parlando col mister per capire cosa ha dentro di sé. Vogliamo uscire da questo limbo, non vogliamo essere una squadra che non è, vogliamo essere una squadra che lo sia sempre, tutte le domeniche, anche perdendo. Ieri lo siamo stati poco, le tre precedenti partite invece si”.
Quando ci parlate con Zeman?
“Anche oggi pomeriggio, oggi non ci siamo incontrati perché faceva troppo freddo durante l’allenamento e poi sono salito in ufficio a fare altro”.
Sembra parlare già di Zeman al passato. Riconosce una responsabilità alla società per non avere fornito al tecnico una squadra congeniale al suo modo di giocare? I giocatori hanno seguito Zeman sin da subito?
“Penso che la Roma abbia dato a Zeman tutto quello di cui aveva bisogno e vi ricordo che tutte le cose sono state fatte in concreto, fatto salvo per Torosidis del quale Zeman era comunque informato. Gli ho detto: ‘Non risponde al tuo ideale di terzino ma fornisce l’affidabilità di cui abbiamo bisogno, non posso prendere un ragazzo esotico dalla Bolivia del ’92’. Lui ha capito la mia istanza e la ha accettata volentieri. Per il resto abbiamo sempre fatto el cose insieme e anche con soddisfazione: ha controllato i giocatori che stavamo prendendo e li ha avallati con grande soddisfazione, come Dodo e Marquinhos. Non ci sarà e non ci può essere attrito o frizione da questo punto di vista, mai. E anzi devo riconoscere a Zeman che è sempre stato molto celebrativo verso l’organico che ha e la società lo può solo ringraziare per questo. Zeman è sempre stato molto generoso col suo gruppo e lo ha sempre definito molto competitivo e non cessa di farlo neanche adesso. Da questo punto di vista non c’è nessuno scontro”.
Perché lo scorso anno la parola esonero per Luis Enrique era tabù mentre invece ora viene considerata per Zeman?
“No, la parola esonero neanche in questa circostanza è stata usata, non da noi. Caso mai la avete usata voi e comunque anche Luis Enrique è stato inseguito da questa parola. Era un’esperienza diversa e un momento diverso, bisogna sempre contestualizzare”.
Le parole di Zeman se non un’accusa erano un grido di aiuto. Lei e Baldini dite che vi piace il comportamento dei giocatori… Ma le tre anime della Roma comunicano tra di loro? Lei non parla di esonero, ma ha detto: ‘Rapporti cancerogeni, rapporti incancreniti’… Non crede che dopo questa conferenza Zeman sia comunque già delegittimato? Lui dice che i giocatori fanno quello che vogliono, la società che non è così. Che credibilità gli rimane?
“Lui non ha detto che i giocatori fanno quello che vogliono, io ho detto che la disciplina dei calciatori dipende dal tecnico, non può dire che fanno quello che vogliono. Lui sa di avere una società che lo protegge e la realtà è che i giocatori fanno quello che l’allenatore gli dice di fare, a volte bene a volte meno, qualcuno benissimo e qualcuno così così e questa è una dinamica accettabile in uno sport collettivo. Zeman delegittimato? Assolutamente no, io sono qui perché non posso sottrarmi, non potevo presentare Torosidis e andarmene non mi sembrava accettabile e sapevo di dovere rispondere a domande. Non sono qui ad esonerare Zeman, se mi chiedete se Zeman è esonerato rispondo “no”. Se mi chiedete cosa vogliamo fare rispondo dicendo che vogliamo aggiustare le cose. Magari anche con uno “Zeman 2″”.
Questo però non è come venire qui con Zeman e dire che è il tecnico della Roma, come avete fatto con Luis Enrique. Quindi ripeto: questo modo tiepido di stargli vicino non lo delegittima comunque?
“Per me non è un modo timido, ma chiaro: io denuncio alcune cose che vanno corrette e che siamo ancora in tempo a correggere. Mi pare un modo chiaro, mi pongo di fronte a tutti voi dicendo che dobbiamo migliorare e che non si è coagulata intorno alla squadra un’idea forte di calcio e chela situazione è un pò ondulatoria e dobbiamo risolverla. Vedremo come, non ho mai proferito la parola eosnero. Siamo in fase di studio, ci sono tante decisioni che potremmo prendere prima di esonerare Zeman, non è una delegittimazione caso mai sarebbe assumere ulteriore forza. Se tutti si assumono le proprie responsabilità sarà Zeman 2 e avremo rimpastato il governo”.
Il governo Zeman 1 non ha più la fiducia e si pensa allo Zeman 2?
“No, ho detto che a Zeman gli dobbiamo già. L’esordio di alcuni giocatori, il miglioramento notevole di altri, gli dobbiamo un sacco di cose. Io faccio una dichiarazione di grande fiducia: gli dobbiamo il migliore attacco della Serie A. Gli dobbiamo anche però un certo cammino sbilenco della strada e dovremo capire se ci sono margini per correggerlo”.
Dovesse interrompersi il rapporto con Zeman sarebbe il secondo errore sul tecnico in meno di un anno e mezzo. E’ ancora attuabile a Roma il calcio estremo/innovativo?
“Ci interroghiamo sempre su questo, è ridicolo che Roma produca effetto soporifero e Milano esalti i sensi dei giocatori… Ho in bacheca appese più dichiarazioni di gente che soffre, corre e ride e a volte Trigoria produce un effetto contrario. Su questo ci interroghiamo, c’è una sorta di situazione extrasensoriale e dobbiamo lavorarci molto. Se la domanda è: voi testoline, chi siete che sbagliate due allenatori di fila? Me lo chiedo anche io, ma un percorso è fatto di tante scelte, alcune giuste, altre meno. Dobbiamo rimanere in piedi, senza essere vigliacchi o ipocriti, non abbandonare le persone ma sapendo prendere le decisioni, anche quelle che riguardano noi stessi. Forse soprattutto queste”.
Prima di Zeman contattati Montella, Bielsa, Villas Boas e tanti altri… A distanza di 5 mesi può dire che è stato un errore prendere Zeman?
“No, perché quei nomi che evochi sono nomi di allenatori, alcuni veri, altri falsi, altri forse avvicinabili, altri no. Quando una società sceglie l’allenatore non è che prende il primo numero di telefono che le capita. Sono cose normali: si parla, si cerca di capire, alcuni avevano le caratteristiche per allenare qui, altri no. Qualunque cosa dovesse succedere non sono mai pentito per la scelta di Zeman, che ha dato molto ai giocatori, se non a tutti a qualcuno, e questo sarà molto importante per la sua storia personale e per quella della Roma”.