Va bene, va bene così. I tre preziosissimi e tanto agognati punti contro il Lecce sono arrivati ed ora la Roma potrà iniziare il vero tour-de-force contro avversari di altissimo livello da qui alla sosta natalizia. Proprio in virtù dei tre punti, però, ora è doveroso analizzare in maniera più serena e fredda i vizi e le virtù di questa giovane Roma, forse ancora un po’ bambina come dichiarato da Baldini, ma che promette cose meravigliose.
Quello che vuole Luis Enrique dalla squadra inizia a palesarsi in campo, e la squadra a tratti gioca splendidamente, ma c’è ancora tanto da migliorare. Le occasioni da gol create a regola d’arte e poi sprecate sono troppe per non riuscire ad archiviare la pratica Lecce che poteva essere chiusa una volta realizzato anche il terzo gol. Manca ancora un pizzico di cinismo, e in attacco ci vuole molta più concretezza. Bojan ha sbagliato l’impossibile, così come Lamela che però a tratti ha offerto spunti molto interessanti. Anche Osvaldo, prima del gol da cineteca giustamente annullato, nel primo tempo aveva sprecato una buona opportunità sull’uscita di Julio Sergio. La Roma gioca, costruisce, attacca, tiene in scacco gli avversari e poi sciupa troppo. E forse non è un caso che oggi abbiano segnato due centrocampisti (per Gago e Pjanic il primo gol con la Roma è il giusto premio per l’ottimo avvio di stagione).
C’è ancora tanto da lavorare, serve un’intensità di gioco prolungata nel tempo e una maggiore attenzione per tutti i 90′. Non è possibile rischiare di pareggiare una gara che poteva tranquillamente chiudersi con una goleada. Il Lecce ci ha provato fino alla fine proprio perché non ha ricevuto il colpo del definitivo k.o., e con il nostro Andrea Bertolacci, che almeno si è fatto notare da Luis Enrique senza arrecare ulteriore danno alla Roma, ci ha spaventato davvero fino all’ultimo.