Senza Stadio Cellino pensa di lasciare il calcio

Senza Stadio Cellino pensa di lasciare il calcio

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ANSA – La guerra di Massimo Cellino per lo stadio del Cagliari, che va avanti ormai da una decina di anni – quando, per primo in Italia, anticipando anche la Juventus, presentò al Comune di Cagliari il progetto di un nuovo impianto privato – ha conosciuto oggi una battaglia che, se persa, rischia di far precipitare la situazione in casa Cagliari.

Se il Cagliari continuerà a non avere uno stadio, Cellino potrebbe meditare anche di lasciare, come aveva già minacciato alla fine dello scorso campionato. E qualcuno vocifera che sia anche pronto a ritirare la squadra dal campionato: d’altronde, quelle parole finali del comunicato («per difendere il diritto di esistere. Viceversa è giusto prenderne atto») lasciano spazio a più di un’interpretazione. Dopo il definitivo addio al Sant’Elia (stadio costruito nel 1970 e rinnovato 20 anni dopo per i Mondiali ma oggi fatiscente e abbandonato in attesa di una ristrutturazione) e la mancata costruzione dello stadio privato a Elmas (progetto bloccato perchè troppo vicino alle piste dell’aeroporto) Cellino prima ha trasferito la squadra a Trieste e poi puntato tutto sulla vicina Quartu Sant’Elena, terza città della Sardegna per numero di abitanti, guidata dal sindaco Mauro Contini (Pdl) con il quale c’era una vecchia amicizia.

Trovato subito l’accordo per una convenzione di tre anni, nel vecchio stadio dotato di una tribuna in cemento per 5 mila posti sarebbe dovuto sorgere in poco tempo un impianto moderno, degno della serie A, ma comunque sempre provvisorio in attesa del vero stadio privato, vecchio sogno, appunto, del patron rossoblù, da 20 anni alla guida del Cagliari. Inizialmente si parlava di ottobre, ma Cellino ha voluto forzare i tempi ed inaugurare a tutti i costi, anche senza pubblico (come è successo per la gara con l’Atalanta del 2 settembre) il nuovo stadio.

Sino all’ultima sfida: l’invito rivolto sabato sera ai tifosi di recarsi allo stadio nonostante Cagliari-Roma si dovesse disputare a porte chiuse, che ha portato il prefetto Giovanni Balsamo a rinviare la partita per motivi di ordine pubblico. «Dopo quelle dichiarazioni – ha spiegato il prefetto – il rinvio della partita era l’unica strada. La prevenzione era l’unica soluzione inevitabile quando si movimentano migliaia di persone. Sulle regole per la sicurezza non si transige». Intanto la Questura di Cagliari ha inviato alla procura della Repubblica un’informativa sui fatti, con le dichiarazioni della società.

Atto dovuto, ha spiegato il questore Luigi Savina, ma che apre uno scenario di tipo penale. Il comunicato del Cagliari di ieri ha scatenato una marea di reazioni negative e di critiche nei confronti di Cellino, da qualche giorno rintanato a Miami e irrintracciabile. Tace lui, tace la società. I telefoni di dirigenti e ufficio stampa squillano a vuoto, il sito internet non è aggiornato dal famoso comunicato ‘incriminatò di sabato sera. Chi lo conosce bene confida che Cellino non stia vivendo bene tutta questa vicenda e che stia attraversando un periodo di forte stress. E mentre i tifosi si dividono tra pro e contro, sono in tanti tra i commentatori sportivi sul web a chiedere condanne esemplari per il patron da 20 anni alla guida del Cagliari, descritto un pò da tutti come il simbolo dell’arroganza al potere, oltre che mangia allenatori. Intanto per domani si attendono le decisioni del giudice sportivo: la squadra di Ficcadenti rischia sconfitta e penalizzazione, se venisse preso in considerazione l’art. 17, comma 1, del codice di giustizia sportiva della Federcalcio.

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