IL ROMANISTA – R. CANOCCI – Diciassette anni, 1 mese e 10 giorni fa, Francesco Totti segnava il primo dei suoi 8 gol realizzati contro la Juventus. Il primo dei 266. Sì, 266. Cioè quelli totali nelle varie competizioni e non le 211 appena celebrate in campionato con le quali ha scavalcato Nordahl.
Perché quella rete ai bianconeri del 14 dicembre 1994 era in Coppa Italia. Oggi sarà ancora Coppa Italia, ma intanto Francesco Totti parla di tutto e lo fa attraverso le telecamere del Tg1. Oggi è osannato, poco tempo fa era criticato e indossava una maglietta con su scritto “Basta”. «L’ho messa per uscire di casa – dice Francesco – Non era nessuna polemica, nè era contro nessuno. E’ stato montato un caso che non esisteva».
Problemi all’inizio con Luis Io sempre avuto buoni rapporti con tutti i miei tecncici. Quando le cose non vanno bene si amplifica tutto. Poi è venuta fuori la verità.
Quale verità? Che remiamo tutti nella stessa direzione, che vogliamo il bene della Roma e che vogliamo onorare questa maglia.
E con Luis, allora? Ho avuto un grande rapporto dall’inizio. Quando non giocavo è ovvio che mi dispiaceva. Ma ho sempre detto di sentirmi uno del gruppo, mi sono messo a disposizione. Poi, cominciando a giocare, le cose sono andate sempre meglio.
Come mai la Roma è partita male? Perché ci voleva tempo, con allenatore e giocatori nuovi. Luis Enrique veniva da un altro calcio. Anche lui ha ha capito e sono arrivati i risultati. (…)
Una definizione per la Rona? Siamo una squadra divertente e che vuole vincere. Siete la novità del campionato? Adesso sì. Di vittoria in vittoria lo siamo diventati. Possiamo dire la nostra. Prima non era possibile: il cambiamento è stato totale, con tanti stranieri, quasi tutti nuovi. Dovevano imparare la lingua, conoscere la gente e la città.
Sei il calciatore più famoso d’Europa, più di Del Piero e Cristiano Ronaldo. Stupito? Non me lo sarei mai aspettato. Sono felice e orgoglioso di questa cosa che uscita nei giorni scorsi. Credo di essermi meritato tutto sul campo. Io ho sempre voluto indossare questa maglia e dare il massimo per questi colori.
Che cosa vuole dire vestire un’unica maglia in carriera? E’ una doppia vittoria. Nella mia vita, sin da bambino, ho sempre voluto questo. Ho avuto tante possibilità di andar via e di indossare un’altra maglia. Ma ha prevalso l’amore. Sono contento. Spero di rimanere a lungo una bandiera di questa squadra.
Meglio di un Pallone d’Oro? Si, vale di più del Pallone d’Oro. Anche se sono questioni differenti, per me conta di più aver sempre vestito la maglia della Roma.
Come vede il suo futuro? Ho ancora due anni di contratto. Spero di arrivare a giocare sino a 40 anni. Comunque vedremo più avanti quali saranno le mie condizioni fisiche. Sennò sarò il primo a gettare la spunga. A fare il dirigente ancora proprio non penso. Ora mi preoccupo solo di mantenermi in forma, divertirmi. Al resto non penso. Poi quando non avrò più stimoli smetterò. (…)
Niente maglia per i 211 gol. Perché? Avevo cose più importanti in testa. Ho fatto due dediche. A mia cognata che aveva partorito in settimana e alle vittime della Costa Crociere. Perché su quella nave ho visto cose mai viste, i bambini che scappavano impauriti. Tra gli ultimi film che ho visto c’è proprio “Titanic”. Ho conosciuto Sara e mi ha fatto piacere, mi ha raccontato cose incredibili
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