Vent’anni. Una vita o un attimo a seconda da quale angolazione si guardi. Vent’anni fa era un altro mondo: Facebook non esisteva, la Playstation 3 non era nei sogni di nessuno e all’iphone Steve Jobs neanche pensava. Era un mondo diverso, ne migliore ne peggiore ma che poteva contare, almeno, su eroi veri. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ci vennero strappati via, uno dopo l’altro, in soli 57 giorni. L’attentato di Capaci fu un colpo allo stomaco per tutti coloro che credevano in un’Italia diversa e più pulita. Un’Italia dove il marcio potesse davvero esser spazzato via, da Aosta a Palermo passando, ovviamente, per Roma. Invece, alle 17.58 a causa di 500 kg di tritolo, ad esser spazzato via, nel corpo non certo negli ideali, fu uno dei pochi che aveva fatto della lotta alla mafia il suo fine ultimo. Quel giorno, a Capaci, non fu solo la terra a tremare ma anche le coscienze e le aspettative di tutti. Ma, proprio grazie agli insegnamenti ed al sacrificio del giudice Falcone e della sua scorta, tutti noi realizzammo cosa fosse davvero un eroe: qualcuno che puoi spezzare ma mai piegare.
Oggi, due decenni dopo, per molti giovani gli esempi, gli ideali, i modelli da seguire son quelli che appaiono nei reality, nelle fiction o nei rotocalchi di cronaca rosa. L’obiettivo da perseguire è diventare una velina o un tronista o entrare nella Casa. Fortunatamente però ci son anche coloro che, giovani e meno giovani, oggi alle 17.58 si fermeranno un attimo e penseranno che nessun quantitativo di tritolo, nessun attentato potrà mai cancellare la strada da percorre che vent’anni fa due giudici e le loro scorte tracciarono con il loro sacrificio.
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