CORRIERE DELLO SPORT – R. MAIDA – A ciascuno le proprie responsabilità. E’ questa la linea della Roma all’indomani di una delle più umilianti sconfitte della storia recente del club. Tutti, da oggi in poi, sono sotto esame: dirigenti, allenatore, giocatori. Non ci sarà un atteggiamento autolesionistico, «un accanimento terapeutico» per citare le parole di Sabatini. E’ prevista, rispetto alla stagione fallimentare di Luis Enrique, la malaugurata ipotesi di un cambio in corsa: di giocatori nel mercato di gennaio ma anche di allenatore, se Zeman non riuscisse a raddrizzare la rotta in tempi ragionevoli. (…) Serve una scossa che riattivi al più presto il circuito saltato al minuto 72 di Roma-Bologna, quando la squadra ha perso improvvisamente autostima.
ECCO IL CAPO – Ma se a Trigoria comandano Baldini e Sabatini, chi potrebbe intervenire per richiamarli alle loro responsabilità? Gli stessi Baldini e Sabatini. Sia l’uno che l’altro, che si scontrano spesso ma non si disistimano come qualcuno fa credere, si sono detti disposti a lasciare, se la proprietà smetterà di credere nelle loro qualità. Se ne parlerà a fine anno, eventualmente. Nel frattempo i due parleranno a Zeman e ai giocatori domani, alla ripresa degli allenamenti. E lo stesso farà James Pallotta, atteso a Roma tra mercoledì sera e giovedì mattina: in teoria doveva viaggiare solo per partecipare alla festa per la Hall of Fame e per vedere i suoi Boston Celtics in campo a Milano (domenica dopo Roma-Atalanta). Ma a questo punto la voce del padrone sarà importante per rigenerare e rassicurare il gruppo. Ieri Pallotta ha telefonato a Baldini, infuriato per la prestazione della squadra. Dagli Stati Uniti, evidentemente, cominciano a preoccuparsi: comprensibile, dopo oltre un anno di delusioni.