IL ROMANISTA – Franco Baldinia 360 gradi. Due giorni dopo la sconfitta col Bologna il direttore generale parla a Sky e fa il punto su tutto quello che è il mondo Roma. Zeman, ovviamente, tra l’altro invitato ieri sera a una cena di Stato al Quirinale. Ma anche Totti, De Rossi, Sabatini, il mercato e molto altro. Ecco le sue parole.
Perché ha scelto Zeman al posto di Luis Enrique? Ci voleva un uomo che accontentasse noi nel desiderio di provare a fare un calcio assolutamente propositivo. Un calcio che possa dimostrare che si vince anche non in maniera cinica, come purtroppo la storia spesso dimostra. Ma noi abbiamo anche la voglia di volerla un po’ modificare questa storia e lui ci è sembrata la persona adatta perché aveva questo tipo di gioco che ha sempre affascinato. La nostra intenzione è di prendere un allenatore che ci aiuti a vincere, non quello che ci aiuti ad accontentare la gente. È per questo che si è vociferato di diverse vedute di opinioni che non ci sono, perché le opinioni di Zeman sono anche piuttosto condivisibili nella stragrande maggioranza dei casi.
Zeman è anche qualcosa fuori dal campo. Sembrava avesse voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe andando un po’ a cercare i nemici. Vi siete confrontati anche sulle sue esternazioni? Intanto, più che lui abbia cercato i nemici siete voi che avete cercato molto di più lui dopo che è tornato in Serie A. Quindi, ogni sua opinione espressa in termini generali, come ha fatto per esempio nel caso dell’allenatore squalificato, oppure altre che erano opinioni assolutamente espresse in termini generali, sono diventate poi, invece, particolari e fonte di polemiche inutili. Chiaramente quando abbiamo preso Zeman sapevamo di prendere anche questo tipo di personaggio.
Lo scorso anno Luis Enrique non ha retto alle pressioni di questa piazza. Zeman regge? Non mi sembra proprio il tipo che non possa reggere. Detto questo colgo l’occasione per mandare un saluto a Luis Enrique perché comunque ha insegnato tanto anche in un posto come questo. Anche da novello, anzi da novellino, è riuscito a insegnarci un bel po’ di cose, a me in particolare.
Cosa c’è dietro quel secondo tempo contro il Bologna? Non sembrava che andasse bene dopo Milano, sembrava che andasse bene dopo il primo tempo che abbiamo fatto contro il Bologna, che sinceramente è stato il migliore per intensità fino a qui che abbiamo giocato. Di particolare non credo che ci sia niente, oltre al fatto che abbiamo probabilmente cercato di gestirla ad un certo punto. Probabilmente avevano speso tanto e hanno cercato di gestire la partita. Forse la gestione della partita non è proprio nelle nostre corde. Poi ci vogliamo mettere anche una buona dose di sfortuna, anche se da un dirigente non ci si aspetta che faccia appello alla fortuna. Quei due gol in un minuto, e specialmente il terzo, un po’ la richiamano la sfortuna.
Sul mercato giallorosso. Io credo che sinceramente quello che possiamo dire alla fine del mercato, è che chiaramente si vogliono fare delle cose, certe si possono, altre non si riescono a fare. Però alla fine del mercato eravamo convinti, come lo siamo adesso, perché una sconfitta soprattutto maturata in questi termini non cambia certamente nessuna delle nostre certezze, di aver messo a disposizione di un ottimo allenatore un’ottima squadra e di questa certezza ci facciamo forti per il prossimo futuro.
Sulle offerte ricevute per De Rossi. Certo che c’è stato qualcosa, abbiamo ascoltato, abbiamo valutato quelle che sono state le offerte possibili e immaginabili, ma non solo per De Rossi. A dirla tutta quest’estate abbiamo avuto offerte per più di cento milioni per i nostri calciatori che comprendevano molti altri, non soltanto De Rossi.
Quindi nessuno può mettere la mano sul fuoco sul fatto che De Rossi farà tutta la sua carriera nella Roma perché è nelle cose del calcio moderno? Credo che a questo punto, avendo rinunciato quest’anno alla possibilità di avere questo tipo di trattativa, sia molto probabile che De Rossi faccia tutta la sua carriera alla Roma. Perché se abbiamo rinunciato quest’anno a questa possibilità non vedo come si possa ripresentare così tanto eclatante nel futuro.
Quanto vi hanno offerto? Hanno offerto una cifra da pensare che fosse una buona condizione.
Ha qualche aggettivo nuovo per Francesco Totti? Se ci fosse la possibilità di poter interagire amabilmente, come invece non sarà perché se io dico una parola adesso voi la riportate nel banner sotto di Sky Sport24 come una verità assoluta, potrei dire che non è più pigro, invece non lo dirò perché pigro in quel senso io non l’ho mai inteso. Questo credo sia stato abbondantemente spiegato. Quello che sta facendo Francesco adesso però è qualcosa di più, è quello di voler dimostrare che così tanto crede in questo allenatore e in questo tipo di calcio. Sta dando l’esempio e si è veramente caricato la squadra sulle spalle, facendo delle rincorse che a volte sembrano inutili e che poi inutili non sono, perché in quel modo da un segno chiaro alla squadra di andare a fare il lavoro che hanno chiesto di fare. Quindi l’aggettivo che si può dare in questo momento a Totti è: il Capitano.
Sulla società. Basterebbe parlare della composizione societaria che è del 60% dei cosiddetti “americani” e per il 40% dell’Unicredit, quindi questo dovrebbe intanto già dirla lunga su quali sono le posizioni in campo. Poi vogliono fare in modo che questa società sia nel tempo stabile, che sia un business sostenibile, non una società dove ogni anno ci sia da buttare dentro 20-40-50 milioni e poi l’anno prossimo si vede. Fare in modo che la società sia sostenibile anche per preparare il terreno per quello che è il Fai Play Finanziario e quest’anno è già stato fatto un buon lavoro da questo punto di vista.
Su Sabatini. Riguardo ai rapporti con Sabatini che devo dire? Mi sono arrabbiato tantissimo una volta con lui ed è stata quella volta che lui cercava di fumare in aereo dove non si può. Quella è stata veramente la discussione più feroce che ho avuto. Poi, grazie a Dio, ho trovato non solo dei professionisti, sia lui che Fenucci, estremamente competenti ma ho trovato anche delle persone con le quali è bello confrontarsi perché viviamo le diversità come risorsa, non le viviamo come un ostacolo. Quindi le nostre discussioni hanno sempre un unico scopo che è quello di valutare le differenti opinioni e poterne trarre le migliori conclusioni.