IL ROMANISTA – D. GALLI – «Non ho parlato con Platini delle società da iscrivere alle coppe europee 2012-13.
Sarebbe stato un comportamento improprio». Il presidente federale Giancarlo Abete nega l’esistenza di un eurobiscotto, di un patto in deroga con la Uefa per salvare le competizioni europee di quei club che potrebbero essere coinvolti nella terza tranche del calcioscommesse – leggi Lazio, Napoli e forse Udinese – ma allo stesso tempo pone (in maniera preoccupante) l’accento su due aspetti tra loro collegati. Primo, l’indipendenza della giustizia sportiva rispetto alla Figc. Secondo, la necessità da parte «dell’organo politico», e quindi sempre della Figc, di rispettare i tempi della giustizia che prevedono – e Abete lo sottolinea con forza – un primo e un secondo grado. In pratica, ok, non ci sono intese sotterranee con la Uefa.
Ma la Roma rischia di vedere ammesse in Europa League dei club che potrebbero essere successivamente puniti e quindi esclusi dalla Uefa quando però, ormai, sarebbe troppo tardi per prenderne il posto. Sarebbe una beffa clamorosa per chi ha giocato pulito. Secondo le regole. Il Consiglio Federale è terminato da qualche minuto. «Il presidente Abete vuole fare chiarezza sul vostro articolo», avvertono da via Allegri. Quello de Il Romanista. Chiarezza su alcune indiscrezioni, su un incontro con Platini che sarebbe servito ad Abete per salvaguardare il cammino europeo delle società coinvolte, contravvenendo all’articolo 2 comma 4 del regolamento Uefa che prevede l’esclusione per i club implicati «in attività» dirette a «alterare o influenzare il risultato di una gara». Dice Abete: «Per quanto riguarda l’iscrizione dei club italiani alle coppe europee 2012-13 non ho parlato con il presidente dell’Uefa Michel Platini, anche perché sarebbe stato un comportamento improprio. Per ora ci sono soltanto delle convocazioni fatte dalla Procura federale, ma nessun deferimento delle società di serie A in qualche modo collegabile a scenari internazionali. […]».
Tutto a posto, quindi? Teoricamente, sì. Abete nega di aver chiesto un salvacondotto a Platini. Dunque, quando scatteranno i deferimenti, la Roma sarà chiamata dalla Figc a sostituire le società finite nel mirino della Procura federale? E invece nemmeno per sogno, le cose non stanno così. Abete parla di «equità», evidenzia la necessità di «garantire i diritti della difesa», accenna ai gradi di giudizio facendo capire che «non si può chiedere per esempio alla Disciplinare di accelerare i tempi perché bisogna stilare i calendari». Ma soprattutto (soprattutto, in chiave Roma) fa chiarezza su un punto controverso: l’interpretazione del famoso articolo 4 del regolamento Uefa. «Il deferimento non è altro – avverte il presidente della Federcalcio – che un atto del Pm, conta la sentenza». Conta per la Figc, che non chiederà alla Uefa di eliminare un club dalle coppe facendo riferimento al semplice atto d’accusa della Procura federale. Serve una condanna. Anzi, meglio: serve che la condanna sia definitiva.
Peccato che i tempi siano strettissimi. Il 20 luglio si procederà con i sorteggi di Europa League. Qualora, tanto per fare un nome a caso, la Lazio dovesse essere nel frattempo deferita dal capo della Procura federale, Stefano Palazzi, la Figc vorrebbe attendere il termine del processo. Capirai. I deferimenti del terzo troncone del calcioscommesse non sono ancora scattati: si potrebbe finire ad agosto inoltrato. Un appiglio, però, lo fornisce lo stesso Abete: «La Uefa tende a responsabilizzare le federazioni, anche se può sempre avviare un’indagine aggiuntiva». Tradotto, se il Governo del calcio europeo si dovesse rendere conto che le accuse alle società deferite sono troppo gravi, potrebbe tranquillamente decidere di estrometterle.
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