Arrestato Fioranelli. Fu un bluff

Arrestato Fioranelli. Fu un bluff

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Il Romanista – Lo hanno arrestato ieri in Austria, dove pare avesse appena concluso dei non specificati affari. Ma non si verificherà un altro caso Battisti. Vinicio Fioranelli sarà presto estradato nel nostro Paese. Dovrà rispondere dell’accusa di aggiotaggio. A detta degli inquirenti, nel 2009 Fioranelli provò a fregare tutti. La famiglia Sensi, il suo advisor Mediobanca, la stampa, i tifosi. Ma soprattutto i piccoli risparmiatori. Sostenendo di volere acquistare l’As Roma senza averne le possibilità, l’agente Fifa avrebbe contribuito ad alterare la corsa del titolo giallorosso. Che il 22 giugno 2009 arrivò a segnare un +124% rispetto al valore che aveva prima che si sapesse qualcosa della fantomatica scalata. Oltre a Fioranelli, l’ordine di custodia cautelare firmato dal gip Donatella Pavone colpisce anche l’avvocato svizzero Volker Flick. Il reato contestato è lo stesso di Fioranelli: aggiotaggio. Nel provvedimento del magistrato compare anche il nome di Elio Ciolini Baccioni, un operatore di Borsa residente in Svizzera. Gli altri soggetti finiti alla sbarra per aggiotaggio e truffa sono i mediatori finanziari Vittore Pascucci, Alessio Possenti e Alvaro Robelo Gonzales. Avrebbero ottenuto illecitamente delle somme da alcuni istituti di credito con lo scopo di reimpiegarle per acquistare le azioni dell’As Roma. Il castello accusatorio poggia su una base chiara. Per gli inquirenti, gli indagati avevano cercato di rendere credibile l’acquisto del pacchetto di controllo della As Roma. Come? Diffondendo notizie false. L’obiettivo era di far pensare a tutti – i Sensi, la Consob, i mass media – di avere le disponibilità finanziarie necessarie per l’acquisto del club. «Per molti giorni, infatti – si legge in una nota – le false notizie diffuse sull’imminente riassetto societario avevano spinto molti risparmiatori e tifosi ad investire sul titolo, generando una notevole fibrillazione. Gli indagati erano anche in contatto con una organizzazione criminale transnazionale dedita alla realizzazione di truffe, di ingenti proporzioni, nei confronti di istituti bancari elvetici e tedeschi, mediante il deposito di titoli falsi, apparentemente emessi dal Ministero del Tesoro degli Usa, denominati Boe (International Bill of Exchange), posti a garanzia delle cospicue linee di credito richieste». Era stato studiato tutto alla perfezione. «Dalle indagini – si legge ancora nella nota – è emerso che gli indagati, consapevoli della falsità dei titoli e con l’intervento di vari mediatori, si attivavano nel tempo per ottenere la negoziazione dei titoli presso vari istituti di credito, in Dubai, Malesia, Romania, Monaco, Regno Unito, allo scopo di ottenere l’immediata liquidazione o cospicue linee di credito ovvero ancora anticipazioni e/o aperture di credito». Era studiato tutto nei minimi dettagli. «Fioranelli rischia un bel po’ di anni», sottolinea a Radio Radio il Capitano della Polizia Valutaria Antonio Ape, che ha condotto le indagini. «Le dichiarazioni – spiega Ape – sono lecite a patto che poi segua un reale interessamento. Alle dichiarazioni devono seguire giustificazioni economico-finanziarie. Spesso la fibrillazione del titolo in Borsa è lecita. L’allarme scatta quando l’informazione è falsa. L’aggiotaggio già di per sé è un reato molto grave. Nello specifico, Fioranelli e il suo gruppo non avevano proprio denaro».

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