IL ROMANISTA (D. GALLI) – Un aumento di capitale portato formalmente a un massimo di 100 milioni, ma che in realtà aggiunge semplicemente altri 20 milioni rispetto agli 80 precedentemente versati. Soldi messi da Neep Roma Holding, la società partecipata al 60% da AS Roma SPV LLC, al 31% da UniCredit e al 9% dalla Raptor del presidente James Pallotta. Lo ha votato ieri l’assemblea degli azionisti di As Roma Spa, aggiungendo poco o nulla a quanto si sapeva. Le parole che contano sono quelle del diggì Mauro Baldissoni, che dovendo rispondere a una domanda sul futuro stadio di proprietà, dice: «Sarà realizzato da una società di nuova costituzione, come sempre avviene in casi di grandi opere. Qualora non venissero rispettati i termini di tempo previsti non ci sarebbe alcuna ripercussione. I tempi prospettati sono comunque i tempi necessari alla costruzione dello stadio. Sulla scelta dell’area, la Roma ha avviato il processo da due anni con un ampio processo di selezione. Abbiamo scelto 100 aree che sono state ulteriormente scremate».
Serve una società di nuova costituzione. È normale, è logica, Baldissoni (che del rinnovo di Sabatini dice che «solitamente preferisce contratti annuali, il triennale è stata una scelta della proprietà») ha ragione. Una società di calcio non può costruire uno stadio. Anzi, non può costruire e basta. Non è previsto nel suo statuto, nessuna banca si sognerebbe di prestarle quel miliardo di euro che sarà necessario per l’operazione. Senza contare che se As Roma Spa si accollasse quel miliardo di debito, quel disavanzo di bilancio sarebbe incolmabile. Torniamo all’aumento di capitale. Sarà completato entro il 30 giugno 2015. Sbagliato fantasticare, è denaro già in cassa. Inizialmente era previsto di 50 milioni, poi è stato portato a 80. Adesso ci si è resi conto che non bastano e che occorre salire fino a 100. «L’utilizzo dell’aumento di capitale è finalizzato all’equilibrio della gestione, a copertura delle perdite d’esercizio passate», spiega Baldissoni in assemblea. «Per quest’anno – aggiunge – è prevista una perdita consistente, ma inferiore alle precedenti». Ma di quanto? L’ultima semestrale, l’ultimo documento di bilancio, ha evidenziato un passivo di 3 milioni 319 mila euro, contro i 26 milioni 109 mila di dodici mesi prima. A giugno il rosso dovrebbe aggirarsi sui 25 milioni. Il processo di risanamento dovrebbe terminare a giugno 2015, quando i frutti della partecipazione in Champions League potrebbe riportare i conti in equilibrio. Un miracolo, per una società che tre anni fa era sull’orlo del fallimento. Per il vero salto di qualità dei ricavi, per non dover più scrivere di aumenti di capitale a risanamento di perdite pregresse, sarà però indispensabile lo stadio di proprietà. Ma questo è un altro discorso. Anzi no, è lo stesso…
ABBONAMENTI Si respira un senso di grandezza, tra i romanisti. Lo testimoniano i primi provvisori numeri della campagna abbonamenti. Da venerdì, in tre giorni effettivi (di mezzo c’è stata domenica), sono state sottoscritte 600 tessere. Quasi il doppio di quelle staccate nello stesso periodo un anno fa. Se il trend fosse sempre questo, chiuderemmo a 48 mila abbonamenti. Si gioca, a fine agosto saranno meno. Ma forse – chissà – non così tanti meno. Merito di un campionato stellare, d’accordo, ma merito anche di un’idea geniale. Quella di offrire la prelazione sul nuovo stadio a chi si farà l’abbonamento per la prossima stagione. Questa Roma guarda sempre al futuro. Un futuro iniziato nel passato. A Boston, tre anni fa.
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