Il Romanista – «La Roma è in una posizione di sparo fantastica». Dice proprio così, Zibì Boniek, nel mettere la squadra tra le prime favorite, dopo averla vista sabato all’Olimpico in compagnia di Michel Platini. E non lesina qualche commento pungente. «Penso che la Roma stia facendo bellissime cose, e da tanto tempo. Purtroppo, però, in questa città ci si concentra di più sul fatto che un giocatore giochi venti minuti o mezz’ora, piuttosto che su ciò che sta facendo la squadra nel suo complesso, che a mio giudizio è straordinario. Ricordo il periodo in cui avremmo voluto che fosse competitiva in virtù di un organico forte. E ora che l’organico forte c’è, se uno non gioca, c’è subito chi è pronto a creare polemiche. Ranierista facendo un ottimo lavoro».
Proprio il tecnico, al termine della gara con il Cagliari, ha parlato di un meccanismo entro il quale i giocatori devono pian piano calarsi, anche se per alcuni è ancora duro da digerire.
Oggi i calciatori hanno spesso momenti di irritazione quando vengono sostituiti. Ma non solo loro. Anche noi, e intendo l’ambiente romano, che non è abituato al fatto che i giocatori forti possano non entrare in campo dal primo minuto.
Per Ranieri, avere a disposizione, soprattutto nel reparto offensivo, giocatori agili e veloci da far ruotare, consente di sfruttarli meno e, quindi, farli durare di più.
Per me è sempre stato così. E quindi, è un concetto senz’altro condivisibile. Per fare turnover alla pari bisogna avere sedici-diciotto giocatori. E, a meno che non cambino i regolamenti, non è possibile farli giocare tutti insieme. Ecco, ieri sera avrei potuto chiedere al presidente dell’Uefa se, solo per la Roma, è possibile fare un’eccezione. Ma non credo che avrebbe detto sì….
Lei e Platini. A giudicare dalle immagini in tv, avete parlato molto.
Ci siamo raccontati un po’ di tutto, visto che era tanto tempo che non ci incontravamo. Lui è qua perché lunedì (oggi, ndr) parteciperà ad una premiazione e, allora, in questi due giorni, siamo stati molto insieme: siamo andati a mangiare, abbiamo parlato dei vecchi tempi e, oggi, abbiamo fatto anche una partita a golf. In tutto questo, abbiamo fatto rientrare la partita dell’Olimpico e, personalmente, sono contento che abbia portato bene alla Roma.
Vi siete scambiati anche giudizi sulla squadra giallorossa?
Sulla partita c’era poco da dire, perché anche se i ritmi non erano altissimi, la Roma si è dimostrata nettamente superiore.
Platini, da francese, sarà rimasto soddisfatto della prestazione dei suoi due connazionali, Mexes e Menez.
Menez non l’abbiamo visto perché siamo usciti prima. So invece che, con Mexes, Michel ha parlato prima della partita. Anche se lui dice che, vivendo ormai in Svizzera, è diventato neutrale e non fa il tifo per nessuno. E trovo che, nella sua posizione, abbia ragione.
Tornando alla Roma. Cosa si aspetta in prospettiva?
La squadra sta facendo progressi. La vedo sempre più tenace. In queste prime partite del girone di ritorno è come se si trovasse di nuovo su un “curvone”. Ha vinto forse con un po’ di fortuna a Cesena, ma meritatamente sabato. E quando la Roma si riporta in alto in una classifica così corta, fa paura a tutte. Anche in passato ha fatto vedere che, se il collettivo prevale sulle individualità, si possono portare a casa traguardi importanti.
Sabato si è parlato di una ritrovata compattezza del gruppo.
Secondo me, nella Roma, c’è sempre stata. Poi, si sa, non tutti devono essere amici o andare a cena insieme. Ma quando si è trattato di difendere i colori, credo che l’unità dello spogliatoio sia sempre venuta fuori. E’ per questo che qualcuno prova a far leva sul contrario, speculando – come a Cesena – sul gesto
di Vucinic quando è uscito, salvo sorvolare sulla sua esultanza quando la Roma ha segnato. Senza contare che certe tensioni, nel gruppo, sono anche salutari. Quanto allo scudetto, ci sono Milan, Inter, Napoli e Roma. Il campionato è aperto ed equilibrato. Tutto dipenderà da come staranno il gruppo e i singoli giocatori di ciascuna squadra, compresi gli eventuali infortuni. Perché non ci vuole niente per scappare, come per arrendersi.
Sarà cruciale la sfida di Milano?
Se anche perdesse quel confronto ma battesse poi tutte le altre, vincerebbe comunque lo scudetto. Per cui, grande fiducia e avanti così.