IL TEMPO (D. DI SANTO) – L’effetto domino dello spostamento del derby dell’Olimpico da domenica a lunedì (ore 18) si percuote su Napoli e Juve. Il club di De Laurentiis ha chiesto di posticipare la sfida con i bianconeri – in programma sabato alle 18 – per poter giocare in contemporanea con le romane. Lo sprint Champions è nel pieno e la squadra di Benitez è ancora in corsa. L’eventualità, però, non incontra il favore della Lega di serie A e si è opposta anche la Juve campione d’Italia in attesa di festeggiare lo scudetto allo Stadium. Da Torino trapela un certo fastidio per la richiesta di uno spostamento ritenuto «arbitrario» e «improprio» che costringerebbe a un’inedita festa scudetto di lunedì. «Sono tutte riflessioni comprensibili, anche da parte della Juve, che ha rispettato tutto l’anno le regole e ha il diritto di non cambiare la data», afferma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, per il quale i bianconeri «sono perfettamente nella ragione, si è scontentato qualcuno e questo non va bene».
Il peccato originale è lo spostamento del derby tra Roma e Lazio. «Credo che la scelta mini in termini di credibilità le valutazioni – continua Malagò – ci saranno anche delle giustificazioni, ma poi l’opinione pubblica non reagisce bene. Non mi sembra affatto normale, anzi è abbastanza grave, chenon si possa più giocare di sera. È un fatto di impotenza ma dobbiamo rispettare il ruolo di chi gestisce l’ordine pubblico. Giocare alle 20.45 poteva essere la soluzione per tutti, invece a Roma si fa un’eccezione, e quando c’è un’eccezione si finisce sempre per sbagliare». A fissare l’orario alle 18 il prefetto di Roma Gabrielli. «Alla fine del derby vedremo se avremo fatto la scelta giusta», afferma.
A chiedere – e ottenere – lo spostamento del derby è stato il presidente della Lazio e consigliere federale Claudio Lotito, protagonista ieri dello slittamento anche della sua Salernitana. Il club di Lega Pro avrebbe dovuto giocare oggi contro il Teramo la seconda delle tre sfide che assegneranno la Supercoppa di categoria, ma il match è stato posticipato a domani alle 21 proprio per la concomitanza con la finale di coppa Italia della Lazio. Il patron biancoleste non dovrà così rinunciare ad andare allo stadio.
A non voler proprio scendere in campo sono invece le giocatrici delle squadre di serie A e B femminili che riunite a Milano hanno manifestato la volontà di non giocare la finale di Coppa Italia in programma sabato tra Brescia e Tavagnacco. Una protesta contro il presidente della Lega nazionale dilettanti, da cui dipende lo sport rosa, al centro della nota polemica sui «soldi a queste quattro lesbiche». Le calciatrici chiedono le dimissioni di Belloli e di diventare un ente autonomo fuori dalla Lnd. Sul successore di Tavecchio arriva il tackle del premier Matteo Renzi: «Non è possibile che ci siano dilettanti allo sbaraglio».