Il Tempo (T.Carmellini) – «Vabbè, poi qualche volta mi si annebbia la vista…». Lo dice con la risolutezza e la tranquillità di un uomo, conscio di andare qualche volta oltre. Ma è così, prendere o lasciare: è Daniele De Rossi. Trentadue anni e la consapevolezza di aver raggiunto suo malgrado, quel punto verso il quale, da sempre, i tifosi romanisti lo spingono. Capitan futuro è ormai «Capitan presente», senza nulla togliere a quello che per tutti i romanisti era e resta Il Capitano: Francesco Totti, per un ventennio La Roma.
Ma quel momento è arrivato, nella testa di Garcia in primis e forse anche in quella di De Rossi che chiaramente da «soldato» è un tema che non vuole affrontare. Una sorta di passaggio del testimone virtuale, perché quando gioca il Capitano è sempre lo stesso. Sta di fatto, che per la prima volta da una vita, il nome di Totti non è mai stato pronunciato durante l’ora di conferenza stampa a Trigoria che ha aperto la sfida ai campioni delBarcellona. Certo, con Messi si cercheranno, questo è chiaro, e quanto fatto fin qui dal leader della Roma aleggerà nell’aria afosa dell’Olimpico: è gente che parla la stessa lingua.
Sarà importante uscire a testa alta dalla partita contro i più forti del mondo allenati da un uomo che qui a Roma forse è era stato incompreso o al quale non è stato concesso il tempo necessario: e lui però ci aveva messo del suo. Anche su questo De Rossi ha tenuto il punto: «Allora non ero matto io!?». A vederla oggi si direbbe proprio di no.