IL TEMPO (A. AUSTINI) – Finalmente Champions League. Fenomeni, spettacolo, stadi pieni, tanti soldi: un altro sport in confronto al «povero» campionato italiano. La Roma non lo gioca da tre anni e mezzo. Di quella squadra, appena ereditata da Montella ed eliminata in una notte gelida di Donetsk a marzo 2011, sono rimasti solo Totti, De Rossi e Borriello, con quest’ultimo che sbagliò un rigore prima del crollo (3-0 il punteggio finale).
Dopodomani si ricomincia, consapevoli che passare il turno stavolta sarebbe un trionfo di per sé: arrivano i campioni di Russia del Cska Mosca e se l’Olimpico si riempirà solo a metà (previsti 40mila spettatori circa), a Trigoria l’atmosfera è già elettrica. Prendete Garcia, che vive il ritorno in Champions come una sfida personale. E una rivincita. Eliminato due volte ai gironi con il Lille, adesso sente di avere tra le mani una squadra che possa aiutarlo a entrare nel salotto degli allenatori più bravi del mondo. Lo conosceva eccome il prossimo avversario e la formazione scelta a Empoli, con tutto l’attacco titolare in panchina, dimostra quanto ci tenga Rudi a questo debutto. Ieri ha fatto allenare la squadra con i palloni ufficiali del torneo, il suo staff nei giorni scorsi ha raccolto ogni tipo di informazione possibile sul Cska. L’operazione «spionaggio» ha coinvolto anche Sabatini, lui che la Champions l’ha vissuta una sola una volta nel 2007 dall’altra parte del Tevere: il diesse ha visto in video decine di partite dei russi, arrivando alla conclusione che sono «la squadra più forte del girone al momento».
Inutile dire che il clima d’euforia-emozione abbia coinvolto anche i giocatori.Tra i 25 della lista-Uefa, ben 10 non hanno giocato un solo minuto in Champions: chi per militanza in squadre di rango inferiore (Astori, Nainggolan e Skorupski), chi troppo giovane per esordire in quel momento (Destro, Iturbe, Florenzi e Uçan), chi eliminato ai preliminari (Ljajic) e infine quelli che arrivano dall’altro continente del calcio come Castan e Paredes. Al resto della rosa non manca certo l’esperienza. Cole ha superato il traguardo delle 100 presenze in Champions (106) e ha alzata al cielo il trofeo con il Chelsea, Keita ci è riuscito due volte al Barcellona. La celebre musichetta d’introduzione alle partite il maliano l’ha ascoltata dal campo 54 volte, una in meno dell’altro veterano Maicon e quattro in più di Totti.
L’andata di Roma-Shakhtar del 2011 è l’ultima traccia lasciata dal capitano nel torneo, quello che sogna di vincere prima di smettere, consapevole che sarà durissima. A Empoli si è riposato, domani sarà al fianco di Garcia nella conferenza stampa della vigilia: un altro chiaro segnale della grande attesa. Mancherà invece Pallotta, atteso in tribuna a Manchester per la seconda sfida. Oltre all’aspetto sportivo, la proprietà conta sull’oro della Champions per aumentare i ricavi. Il tesoretto è già cresciuto grazie all’eliminazione del Napoli, adesso più giochi, più guadagni e… più spendi: nella trattativa avviata con la squadra per i premi «collettivi», quest’anno verrà inserito un bonus per ogni passaggio del turno in Europa. Soldi benedetti, nel caso.
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