«Io non me ne vado» , assicurava appena 48 ore fa Claudio Ranieri, prima che la «follia» di Genova facesse precipitare la situazione della Roma e lo inducesse al passo d’addio. Un passo d’addio attraverso un istituto -quelle delle dimissioni -sconosciuto in Italia (e non solo nel calcio: ieri Pasquale Marino, tecnico del Parma, ha dichiarato che si dimettono solo i vigliacchi) ma che a Trigoria negli ultimi anni è diventato quasi una consuetudine. Ad eccezione di Bruno Conti, rimasto in società come dirigente, gli ultimi sei tecnici si sono tutti dimessi. Con motivazioni e tempi differenti, alcuni alla fine di un ciclo, altri dopo poche partite, ma tutti hanno avvertito l’esigenza di filarsela a gambe levate da Trigoria. In principio fu Capello. Nell’estate del 2004 dopo uno scudetto vinto (e due persi secondo la versione dei suoi detrattori) e una Supercoppa italiana, il tecnico friulano decise di interrompere il suo contratto con la Roma per andare alla Juventus. Leggende metropolitane parlano di una sua fuga notturna per evitare l’ira dei tifosi, fatto sta che le sue dimissioni furono le prime di una lunga serie. Al suo posto fu scelto Claudio Prandelli. L’attuale ct azzurro rimase in sella per pochi giorni, prima di lasciare la panchina per dedicarsi alla moglie malata. Poi arrivò Rudy Voeller, che resistette 25 giorni prima di tornarsene come un lampo in Germania per lasciare il suo posto a Gigi Delneri che durò un po’ di più (dal 29 settembre al 15 marzo) prima di crollare sotto il peso psicologico della gestione di un gruppo complicato come quello giallorosso (Cassano e Panucci fuori rosa). Il suo posto fu preso da Bruno Conti, che a fine stagione tornò a fare il dirigente. Il suo successore fu Luciano Spalletti, che a Roma è riuscito a resistere 4 anni e qualche mese (vincendo due volte la Coppa Italia e una Supercoppa), prima di dimettersi anche lui dopo due partite dello scorso campionato, sostituito proprio da Ranieri che ieri ha detto basta. E adesso? Il nome è quello di Vincenzo Montella, già acclamato dai tifosi ieri a Trigoria e attuale tecnico dei Giovanissimi nazionali con i quali lo scorso anno ha sfiorato lo scudetto di categoria (perso in finale col Milan). L’ «Aeroplanino» è in netto vantaggio (De Rossi senior dovrebbe rimanere alla guida della Primavera, Mazzone si è tirato fuori da solo dicendo di essere un ex allenatore e Cosmi, che si è proposto nei giorni scorsi, non convince nessuno) e ha il vantaggio di essere già stipendiato dalla società giallorossa, che qualche giorno fa lo ha messo in preallarme e gli ha detto di tenersi pronto in caso di necessità. Da giocatore, e tutti lo ricordano bene, ebbe liti memorabili con Capello proprio perché il tecnico lo sacrificava spessissimo in panca, anche durante la stagione del terzo scudetto. Questa invece sarà una panchina molto diversa, che renderà felice Montella. Quando si dice che uno ha la panchina nel destino…