Non sarà la prima volta, ma l’emozione è sempre quella della prima volta. Con qualcosa in più: la consapevolezza di poter essere decisivo nella corsa del Lecce verso la salvezza. Daniele Corvia e la Roma, se il tecnico De Canio gli darà la possibilità di scendere in campo. Un amore inevitabilmente sbocciato ma mai diventato maturo, ormai più un bel ricordo che una speranza da coltivare, con le prestazioni, con i gol. « Vengo da una famiglia di romanisti, il sogno sarebbe quello di tornare alla Roma ma so che non si avvererà» , ha spiegato, con spiccato realismo. Quel bus forse è perduto; ma ce ne sono altri da prendere. Ad esempio, il bus del Lecce: anche quello, a un certo punto, era parso andar via senza di lui a bordo. Roba di due, tre mesi fa. Ma ora le cose sono cambiate, soprattutto dopo quel gol a Brescia che ha lanciato il Lecce verso una rimonta provvidenziale. Per lui, quella città lombarda ha caratteri quasi magici. A Brescia cominciò la sua carriera di calciatore professionista: esordio in A con la maglia della Roma. Giornata fredda di gennaio. Era ancora la Roma di Capello, quella che contendeva lo scudetto al Milan. Pochi minuti, quattro cinque al posto di Tommasi. Finì con una sconfitta e con il Milan che incrementò il suo vantaggio in classifica. Forse, domenica scorsa, ha servito la sua vendetta, sette anni dopo. Maglia sempre giallorossa ma delle tonalità diverse.
MATURITA’ – Per lui questa è una stagione decisiva. Quando esordì in A aveva vent’anni; ora ne ha ventisei: il tempo per buttare via le occasioni è passato. E lui di occasioni ne ha buttate via parecchie. Era considerato un grande talento, Gentile lo chiamò anche nell’Under 21. Veleggiava col vento in poppa. Poi il vento è calato e le vele si sono afflosciate. Un po’ di A con la Roma e con il Siena, pochi gol, però. In questo campionato ne ha fatti già quattro, il doppio di quanti ne aveva segnati col Siena, quattro volte quelli realizzati con la Roma (ne firmò uno solo ma in Coppa Italia). A volte basta poco per cambiare la direzione di una carriera. Del Neri lo spedì tre volte in campo, in Champions. Segnò un gol contro il Real Madrid. Sarebbe stata una medaglia appuntata sul petto. Ma l’arbitro glielo annullò. Forse se glielo avesse convalidato non lo avrebbe inseguito per tanti anni la fama di un attaccante più utile in B che in A. « Mi sento maturo per essere protagonista anche in questa categoria » , ha affermato all’inizio della stagione, quando era inseguito dalle perplessità. Non è stata tutta felice, la stagione. Anzi, a un certo punto lo avevano invitato a preparare le valigie: doveva finire all’Atalanta, in cambio di Ardemagni. Ma lui ha opposto un netto rifiuto a questa soluzione. Poi arrivò anche uno spezzone di partita contro la Lazio. Vittoria e buona prestazione: anche la società si convinse che il romano poteva tornare utile alla causa.
SALVEZZA – E i suoi gol sino ad ora sono stati effettivamente utili alla causa. Alcuni avrebbero potuto essere anche più utili. Come quello segnato in avvio di campionato a Palermo, con un vantaggio di due gol buttato alle ortiche; o come quello realizzato contro il Cesena e pareggiato da Bogdani proprio sul filo di lana. Ma resta la « pesantezza » della rete contro il Catania. Così come la rilevanza di quello di domenica, messo a segno dopo appena otto minuti dall’ingresso in campo perché in quel momento il Lecce hacapito che si poteva risalire la corrente. Con la Roma sarà un’altra storia. E anche una emozione diversa rispetto all’andata perché lì c’era anche la pressione dell’Olimpico, il «ritorno a casa» fra amici e parenti tutti tifosi giallorossi. Il Lecce fece una buona partita ma raccolse poco. Lui non incantò. Ora è tutto diverso. Soprattutto è diverso il Lecce: meno timido,più sicuro.