IL MESSAGGERO – U. AIME – Dal mitico Amsicora al Sant’Elia dello scudetto, poi dall’avvento di Cellinoin poi l’idea di costruire l’Arena Karalis a ridosso dell’aeroporto, nella periferia della città, e infine il trasloco allo stadio Is Arenas di Quartu Sant’Elena.
È in questi quattro catini che finora si è consumata la storia del Cagliari. Quella più recente parte dal Sant’Elia, con Cellino e il Comune impegnati in una lunga disputa su proprietà, gestione e manutenzione, che è ancora in corso in un tourbillon di carte bollate e sequestri preventivi di ogni tipo. Stufo di non essere ascoltato, tre anni fa Cellino annuncia il clamoroso abbandono del Sant’Elia e che costruirà uno stadio tutto suo a Elmas. Presenta progetti, trova l’accordo con l’amministrazione di quel comune, ma non ha fatto i conti con l’Enac. È l’ente di controllo del traffico aereo che ribatte: «Per motivi di sicurezza, a Elmas non si può costruire» e la prefettura dà ragione all’Enac.
Cellino prima costringe la squadra a giocare a Trieste, poi comincia a trattare col sindaco di Quartu e s’inventa il rifacimento del vecchio Is Arenas. Vuole uno stadio da 16 mila posti: da quelle parti è tutto ancora un cantiere, con la commissione di vigilanza che già per tre volte ha detto no al collaudo delle tribune. E adesso che farà il vulcanico presidente? Forse ritirare la squadra dal campionato?