De Rossi: “Respiro profumo di storia”

De Rossi: “Respiro profumo di storia”

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IL MESSAGGERO – M. FERRETTI – Il gladiatore, come l’hanno ribattezzato senza un filo di fatica i tabloid tedeschi,

quella sera di sei anni fa a Dortmund non c’era. O meglio, c’era ma stava in tribuna perché squalificato per la gomitata rifilata all’americano Mc Bride.

Eppure Daniele De Rossi, alla pari di Buffon, Pirlo e Barzagli, gli altri reduci dal mondiale vinto in Germania, viene considerato dai tedeschi un nemico speciale. Sarà forse perché a Berlino e dintorni la ferita di quel 4 luglio non si è ancora rimarginata, «la più grande delusione della mia vita», ripete Joachim Loew, il ct incerottato, parlando della semifinale persa a casa sua.

Non si nasconde, Daniele, che le difficoltà della partita odierna sono legate anche alla enorme voglia della Germania di vendicarsi, di battere per la prima volta l’Italia in una partita che conta, ma non abbassa lo sguardo e non trema. Anzi. «Io vedo similitudini con sei anni fa. Anche allora, come oggi, la Germania era data per strafavorita eppure in finale ci andammo noi. Quella fu per noi una serata epica, ma io ritengo che anche quella di Varsavia potrebbe diventare una serata storica», dice il romanista. «A livello calcistico, stiamo parlando di un’altra epoca, di un’altra generazione anche se non sono passati tanti anni. Sono cambiate le due squadre, questo sì, ma l’Italia non parte assolutamente battuta anche se tutti sostengono che la Germania sia più forte». E spiega, De Rossi, come affrontare i tedeschi, reduci da quindici vittorie consecutive. «Abbiamo visto che in tutte le partite si sono dimostrati molto bravi e addestrati a fare un pressing fortissimo: sarà nostro dovere, perciò, far girare la palla per metterli in difficoltà. Non possiamo che far questo, di fronte ad una simile situazione tattica. Probabilmente è anche l’unica arma che abbiamo, ma negli ultimi due anni quest’arma è diventata letale», aggiunge.

Già, ma l’Italia avrà De Rossi? «Non sono nè un eroe né un guerriero, e il mio problema non è soltanto il mal di schiena. Detto questo, aggiungo che a me non piace saltare una partita per motivi fisici. A me piace giocare sempre, non mi tiro indietro neppure se c’è da giocare in Coppa Italia con la Roma. Figuratevi, perciò, quanto tenga a esserci in una partita che potrebbe garantirci la finale dell’Europeo». Eccolo ancora. «Qui in nazionale mi diverto a giocare perché ci sono un sacco di campioni e ultimamente stiamo anche ottenendo buoni risultati. Per me è un privilegio stare qui». I tedeschi hanno una paura incredibile di Pirlo. «E li capisco…», se la ride Daniele. «Andrea sta dando continuità al suo genio e immagino che la Germania farà di tutto per bloccarlo, per impedirgli di giocare come sa. Solo che l’Italia non è soltanto Pirlo: ci sono molti altri giocatori che possono essere determinanti…».Una specie di minaccia, la sua.

E quella lite con Balotelli durante Inghilterra-Italia? «Con Mario non è successo niente, abbiamo parlato e ci siamo chiariti alla fine del primo tempo e lui nella ripresa ha fatto anche meglio, è stato bravissimo. Magari il tono può essere stato un pò più alto per via dell’agonismo e dell’adrenalina, ma sono cose che succedono. Non ci sono stati focolai di rissa, come è stato scritto. Nel secondo tempo lui forse ha fatto anche meglio. Nessun problema fra Mario e il resto del gruppo. Si parla tanto di lui perché ha grandi qualità, ma non è difficile da seguire. Klose? Non è un derby, vale molto di più».

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