LA REPUBBLICA – F. FERRAZZA – Il giorno dopo la vittoria sull’Atalanta in città non si parla d’altro che dell’esclusione di De Rossi. Una decisione che fa discutere, dividendo i tifosi e mettendo in pubblico un problema che affonda le sue radici lontano e non è figlio solamente della batosta di Torino. Zeman non ha visto un enorme impegno, dopo che il numero sedici, insieme guarda caso a Burdisso, l’altro escluso, aveva sollevato qualche perplessità legata ai movimenti da fare in campo e alla doppia seduta di lavoro del venerdì, quella più a ridosso della partita, ritenuta eccessiva rispetto ai risultati prodotti. Evidentemente non troppo aperto al dialogo, il tecnico boemo ha rispedito al mittente la presa di posizione di parte dello spogliatoio, rispondendo con un’esclusione che la sosta per la nazionale rischia di ingigantire. De Rossi è ora in azzurro, non sarà quindi possibile un auspicabile confronto immediato per far rientrare la questione, cosa che potrà avvenire solamente la prossima settimana, al rientro dal doppio impegno con l’Italia. […]
Intanto, in clima d’austerity, complice il negativo andamento della società (meno 58milioni di euro) il club giallorosso ha deciso di non dare alcun compenso ai membri del suo cda.
In tutto questo a far tornare il sorriso ci pensa Francesco Totti, in occasione del lancio del suo libro umoristico “E mo’ te spiego Roma”. «La gente ha bisogno di sorridere — spiega il capitano — se penso a lasciare il calcio? No, anzi, ho sempre nella testa la prossima partita. Tra me e Falcao chi è l’ottavo re di Roma? Facciamo che uno siede sul trono nei giorni pari, l’altro nei dispari».