IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Ipotizzare una rivoluzione a fine anno – al netto del secondo, terzo (o altro) posto in classifica – oltre che probabile sembra essere inevitabile. Un po’ per la carta d’identità della rosa (Totti classe ’76, De Sanctis ’77, Lobont ’78, Cole e Keita ’80, Balzaretti e Maicon ’81) costruita la scorsa estate nell’ottica dell’istant-team. Ma soprattutto per il modus operandi di Sabatini: senza considerare i riscatti e i ritorni dai prestiti ma inserendo nel conteggio le sessioni invernali, sono 48 gli acquisti effettuati in 4 anni (15,12,15,16).
Pensare quindi che lo scenario possa ripetersi anche a giugno non sembra essere una chimera.Sinora la Roma è stata molto abile a crescere attraverso una sorta di auto-finanziamento di lusso, dove garantirsi delle plusvalenze sicure (le ultime certificate ufficialmente: Lamela +15,2, Marquinhos +27,5, Osvaldo +5,2, Bradley +5) per aumentare la forza economica del club. Con la brusca frenata del 2015, che ha visto rapidamente la squadra di Garcia uscire a fine febbraio dalla corsa-scudetto, non superare il primo turno di Champions,essere eliminata in rapida successione dalla coppa Italia e dall’Europa League e attualmente rimanere aggrappata alla corsa al secondo posto (anche se per la differenza reti, ora è terza), inevitabilmente il parco-calciatori si è svalutato.
PRESTITI E COMPROPRIETA’- C’è poi il discorso legato ai prestiti e alle comproprietà. Rimandato al prossimo anno quello di Uçan (già costato 4,75 milioni: per il riscatto ne servono altri 11) solamente col Cagliari ballano oltre 30 milioni: Ibarbo (2,5+12,5), Nainggolan (9+12/13) e Astori (2+5). Nel caso del belga a togliere dall’empasse potrebbe essere il Manchester United: 40 milioni è la somma che farebbe traballare le certezze dei due club. Quale sarà la decisione, una cosa è certa: la rivoluzione si annuncia più complicata del previsto.