Falso nueve, l’utopia è fallita

Falso nueve, l’utopia è fallita

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GARCIA-ASP_5493IL MESSAGGERO ( B.Saccà) – Sul grande oceano del calcio alle volte affiorano infiniti geni e sublimi genialate. Accade spesso, però, che la meravigliosa invenzione tagliata su misura per un determinato contesto sia in nessun modo replicabile altrove. L’idea, quindi, evapora. O, peggio, sfuma ad assurdità. È successo a Pep Guardiola, un fuoriclasse della panchina; e accade in questa stagione al suo prodigio, traducibile in dieci lettere distribuite in due parole: «Falso nueve». In sintesi estrema, il falso nueve poggia sulla convinzione che qualsiasi giocatore offensivo possa ricoprire il ruolo del centravanti, il 9 per l’appunto, sfruttando una mappa tattica ad orologeria. Famose sono e rimarranno le frasi dello stesso Guardiola: «Al Barça non abbiamo un centravanti perché il nostro centravanti è lo spazio». Si dirà: già ma aveva Messi, è facile. Eppure, l’intelaiatura del Barcellona di Guardiola portava a compimento la concreta utopia di consentire a qualsiasi elemento di entrare nel cono di luce della porta avversaria, e di segnare. Siccome il calcio è un mondo di mode, come si sa in un baleno gli allenatori di mezza Europa cominciarono ad adottare il tratto distintivo del falso nueve, e a sottrarre così i centravanti per sostituirli con giocatori vagamente offensivi. Qualcuno si avvicinò, qualcuno neppure per sogno, nessuno seppe duplicare fino all’esattezza.

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