GAZZETTA DELLO SPORT – M. CALABRESI – Il triangolo delle Bermuda lo hanno localizzato all’estremo sud di Roma, dove si sente forte l’aria delmare e dove la città deve ancora risvegliarsi dal piacevole letargo d’agosto. Serrande chiuse per lamaggior parte, traffico prossimo allo zero (magari fosse sempre così…): neimercati rionali è aperto un banco ogni dieci, ma basta per capire che non è uno dei soliti lunedì malinconici per colpa di quello che è successo la domenica. Tre gol e sei punti nati nel raggio di dieci chilometri, da Tor de’ Cenci aOstia, passando per Acilia, tappa intermedia della Colombo. Roma e Lazio hanno vinto: tutti d’accordo, tutti felici, ma da queste parti pure tutti orgogliosi. E ognuno si coccola il suo pupillo, quello che «da piccolo si vedeva che sarebbe arrivato in Serie A».
Tor de’ Cenci Il nostro viaggio parte da lì. All’imbocco della Pontina, si gira per Tor de’ Cenci, dove per Antonio Candreva iniziò tutto. Il campo, uno dei pochi rimasti in pozzolana, è chiuso, ma accanto alla caserma dei Carabinieri c’è un bar dove la famiglia è di casa. «Il papà viene spesso a prendere le sigarette qui, Antonio si vede raramente — dice Massimiliano, il proprietario —. Qui siamo tutti romanisti, e dopo quello che siamo stati costretti a vedere lo scorso anno, finalmente ieri (domenica, ndr) ci siamo goduti una vittoria». Qualcuno, sulla strada che dal bar porta al mercato, sussurra che un tempo anche Candreva avrebbe esultato ai gol di De Rossi: adesso, invece, esulta con l’altra maglia. «Quando ci ha segnato al derby è stato un colpo al cuore», racconta Anna Maria, tifosissima della Roma con le buste della spesa. Al banco salumeria ci sono Massimo e Gianni, entrambi romanisti. Due voci, stesso pensiero: «Finalmente una vittoria alla prima giornata, ci eravamo stancati di vedere la Roma subito a inseguire. Sarà che ‘sto Garcia sembra una brava persona e un bravo allenatore, quindi si può puntare alla Champions. Anche senza Lamela: 35milioni sono tanti, non si potevano rifiutare.Ma ora con quei soldi ci portino qualcuno». Pochi metri, macelleria «laziale »: Ennio ha l’orologio ben in vista con l’adesivo della Lazio. «Ho un figlio che ha l’età di Candreva, me lo ricordo quando giocavano insieme. È uno dei più seri che abbia mai visto, Lotito se lo tenga stretto. Poi, ora che è alla Lazio, è ancor di più una gioia vederlo.Ma se non si vince 40 non possiamo stare tranquilli: comunque si può arrivare tra le prime tre». Poi Fausto: «No, non sono d’accordo: al massimo la Lazio è da quinto, sesto posto».
Acilia Al San Giorgio, il bar del campo sportivo (a proposito, stanno montando le reti tricolori) lo gestiscono i genitori di Alessandro Florenzi. È tappezzato di maglie, presto ci metteranno anche quella del gol di Livorno. All’ingresso del centro, c’è una scritta che dà il benvenuto: «W Florenzi». Fuori, invece, casualmente incontriamo un ragazzo alla fermata dell’autobus. «Cercate Florenzi? Io ci ho giocato assieme. Un modello che noi spesso non seguivamo: in allenamento si cazzeggiava, lui no. Passava le ore a calciare contro il muro: mai al pub, mai in discoteca. Meno male che c’è lui alla Roma». Indossa una maglia con scritto Usa,ma non sembra in linea con le scelte della società: «Stanno facendo un casino, ci mancava pure Lamela». Roma, però, è bella perché è varia: una tabaccheria, pochi metri più in là. «Già parliamo di Champions — dice Alessandro, che la gestisce con la moglie Pamela —. Ci possiamo divertire, dopo anni di sofferenze».
Ostia Roma è varia, dicevamo. Ultima tappa, Ostia, il feudo di Daniele De Rossi: non è una città, ma è grande più di tanti capoluoghi di provincia. Incontri chiunque, compreso Luca, sulla cinquantina: «Ne ho viste troppe di partite. Mi volete dire che basta vincere contro Ceccherini e Belingheri per pensare a una Roma da Champions? Annamoce piano. Vediamo se per una volta riusciamo a non commettere l’errore di montarci la testa. Dopo il 26 maggio, devono tutti pedalare, vincere e stare zitti». Tanti romanisti (come Michela, «tifosissima di De Rossi e felice che sia tornato»), ma anche qualche laziale, come Egidio: «Bene la vittoria, ma il mercato sta chiudendo: Lotito quando pensa di dare una spalla al povero Klose?». Il campo dell’Ostiamare è una bomboniera: è stato rifatto, in sintetico, dove sorgeva il vecchio Camilli e dove «quello col caschetto biondo faceva il fenomeno ». Ci vuole poco per capire chi era: tempo di girare la chiave nella porta della segreteria e spolverare una foto di squadra. «Quanto ci piaceva con quel viso d’angelo, ma quanto ci mancava vederlo esultare con quella vena che gli si gonfia». Daniele De Rossi è uno di loro, come Candreva per Tor de’ Cenci, e come Florenzi per Vitinia e Acilia.