IL ROMANISTA – M. MACEDONIO – La sua proposta di contribuire a diffondere il marchio As Roma negli States, attraverso l’istituzione di tante scuole calcio nelle maggiori città americane, da New York a Boston, da Los Angeles a Chicago, ha certamente raccolto l’interesse della società giallorossa. Nonostante questo, però, Ciccio Grazianipreferisce concentrare la propria attenzione sulla Roma attuale e sulla celebrazione degli undici eletti nella Hall of Fame, che si terrà domenica all’Olimpico. «Il progetto delle Academy è ancora prematuro – dice – anche se avremo modo di riparlarne. Mi preme di più, in questo momento, così difficile per la Roma, analizzare quanto sta accadendo. Perché credo che la squadra debba necessariamente riprendersi, e al più presto. Tanto più che, con quel materiale tecnico a disposizione, non è pensabile che possa avere avuto un inizio di stagione come questo».
Come si spiega quanto è successo nelle ultime gare? Probabilmente, i giocatori fanno fatica ad assimilare alcuni concetti tecnici e tattici del gioco di Zeman. Oppure è solo un momento in cui non gira nulla. Provo a darne una lettura da ex giocatore. Per me, tutto va ricondotto alla gara con il Bologna. Ne sono convinto. Una partita, quella, che poteva dirsi praticamente stravinta. Per un’ora c’è stata una sola squadra in campo, che ha creato occasioni su occasioni e, con Totti, è anche andata vicinissima al 3-0. E non solo ti trovi a pareggiarla, subendo due gol in un minuto, ma addirittura la perdi al 90°. Credo che il contraccolpo psicologico che si è determinato in quell’occasione sia stato decisivo. E il pareggio con la Sampdoria è frutto di quella paura e di quelle preoccupazioni, che si sono andate instillando nei giocatori dopo quella sciagurata partita con la squadra di Pioli. Che, voglio ricordarlo, non aveva fatto un solo tiro in porta fino al 20° del secondo tempo. Il campionato della Roma, in questo momento, è condizionato – a mio giudizio – da quella gara. Anche perché solo pochi giorni prima la squadra vista a San Siro, contro l’Inter, era apparsa brillantissima e più che mai convinta dei propri mezzi. Una metamorfosi che si spiega solo con quell’episodio. E contro la Samp – che è stato il primo banco di prova, visto che a Cagliari non si è giocato – se ne è avuta la conferma.
La stessa cosa è avvenuta a Torino, dove l’approccio alla partita è stato condizionato ancora dalla paura. Ripeto: gli errori commessi dalla squadra contro il Bologna ne hanno frenato la crescita e la serenità. Contro la Juve ho visto una squadra preoccupata, e che solo per questo non è riuscita ad esprimere al meglio le proprie capacità. Come il tennista che si ritrova con il braccino corto nel momento in cui deve mettere a segno il punto importante.
Franco Baldini, nella conferenza stampa di mercoledì ha rinnovato la fiducia nel tecnico, mai messa peraltro in discussione, e soprattutto nelle qualità della squadra, che a suo parere deve soltanto ritrovare la giusta convinzione. Sono d’accordo. La Roma ha adesso tre partite che, sulla carta, la vedono potenzialmente superiore alle sue avversarie e possono costituire l’occasione per fare tre buoni risultati. In casa con l’Atalanta, a Marassi con il Genoa, e poi di nuovo all’Olimpico contro l’Udinese: tre gare, in teoria, alla portata della Roma. Che se dovesse fare bene, si ritroverebbe, alla nona giornata, con una classifica diversa da quella di oggi e la consapevolezza di poter giocare in un certo modo
Domenica, la gara con l’Atalanta, che avrà come preludio la festa organizzata per celebrare gli undici giocatori che, attraverso il voto online dei tifosi, sono stati scelti per rappresentare la prima squadra da inserire nella Hall of Fame giallorossa. E’ una cosa molto bella, e di cui ringrazio la nuova proprietà per l’impegno e l’attenzione che ha voluto metterci. Perché dà innanzitutto un senso di appartenenza alla storia di questa grande società. Domenica ci sarò, e con grande piacere, perché siamo tutti invitati all’Olimpico, noi ex, e so che parteciperemo in tanti. Sperando di portare anche un po’ di fortuna alla squadra in un momento così delicato.
Degli undici premiati, cinque sono tra i protagonisti del secondo scudetto. Parliamo di giocatori (Tancredi, Falcao, Conti, Pruzzo e Di Bartolomei, ndr) che l’anno successivo alla conquista del titolo sarebbero diventati suoi compagni di squadra. Che effetto le fa, oggi? Mi fa enormemente piacere. Così come me lo fa per tutti gli altri. Penso a Giacomo Losi, che ritengo, insieme a Totti, uno dei più rappresentativi della storia di questo club. Due capisaldi, lui e Francesco, della Roma di sempre. Mi farà piacere incontrare anche Rocca, e con tutti loro sarò felice di condividere l’emozione di quel momento.
La partita con l’Atalanta, subito dopo, può essere il momento di svolta per la squadra di Zeman? E’ la madre di tutte le partite. Perché vincere con i bergamaschi significa poter tornare a guardare ad una classifica di tutto rispetto, ma anche ritrovare quella serenità necessaria per lavorare bene durante la settimana. In un anno, peraltro, in cui non si hanno purtroppo le coppe, ma dove proprio questo può rappresentare un vantaggio per crescere e tornare a correre. Credo infatti che la qualità di questa squadra non possa non farci ambire alle prime posizioni. L’Europa League sarebbe già un bel traguardo, ma ha ragione Baldini quando dice che si può e si deve puntare ai primi tre posti e quindi alla Champions. Il mix che abbiamo tra giovani e meno giovani, unito al potenziale tecnico, è da squadra che deve e può lottare per le posizioni di vertice. Io ci credo.