GAZZETTA DELLO SPORT (C. ZUCCHELLI) Quando qualcuno la scorsa stagione gli fece notare che la sua entrata sotto la Sud al derby d’andata prima del riscaldamento era stata un po’ sopra le righe, Morgan De Sanctis ribatté: «In quel momento c’era bisogno di carica. Era una partita troppo importante». Nessuno poteva saperlo meglio di lui, nonostante fosse al primo derby italiano della sua vita: era arrivato da neanche due mesi, ma già aveva capito perfettamente che la rinascita della Roma passava da quella partita.
AMICO È Neppure per le amicizie che durano da anni, come quella tra De Sanctis e Marchetti. Che il portiere della Roma faccia gruppo è risaputo, meno invece l’affetto nei confronti di colleghi più giovani, come appunto Marchetti, che non solo giocano nella squadra rivale, ma magari gli hanno anche impedito di coronare un sogno. Fare il portiere in Italia negli anni di Buffon non è stato facile per nessuno, De Sanctis, nel Mondiale 2010, sperava di raccoglierne l’eredità dopo l’infortunio, ma Lippi gli preferì il più giovane collega. Morgan ci rimase male, ma la stima per Marchetti non cambiò. Così come non cambia la voglia di batterlo domenica. Senza rancore.