GAZZETTA DELLO SPORT (L. BIANCHINI) – Le elezioni di metà mandato hanno cambiato gli Stati Uniti: Obama largamente bocciato e repubblicani in controllo di Camera e Senato. Una riscoperta dell’America a inizio novembre. Il girone d’andata del campionato, arrivato negli stessi giorni al suo midterm, si interroga su temi simili: la Juve, al potere dal 2012, è ancora la prima forza del Paese? La Roma può illuminare di rosso lo scudetto, come l’Empire State Building dopo la vittoria repubblicana? Si comincia alle 15 allo Juventus Stadium: Juve-Parma, Allegri contro Donadoni. Il secondo tempo in serata: Roma- Toro alle 20.45, Garcia che accetta la sconfitta di Monaco contro Ventura che urla per aver perso a Helsinki. La classifica dice +3 Juve ma qui si chiama al voto la statistica, che è americana quanto il cheeseburger. Le cifre delle prime 10 giornate nascondono segreti, osservazioni, approfondimenti… perché nel calcio vale più un tiro all’incrocio di cento passaggi, ma a volte i numeri parlano. In questo caso, dicono che Juve e Roma sono molto diverse – non servivano mille cifre per capirlo – e la Juve ha decisamente più chance di governare anche in primavera. Altro che equilibrio tra due partiti.
PALLA A META’ CAMPO – Seguiamo lo sviluppo del gioco, dalla costruzione al tiro. Primo dato, il possesso palla, indicatore sopravvalutato perché spiega quanto si tiene il pallone, non dove lo si porta. Se c’è un governatore del centrocampo, parla con accento slavo: Pjanic è il giocatore che in questi due mesi e mezzo ha giocato più palloni e il trio Keita-Nainggolan-De Rossi ha occupato le prime 15 posizioni della classifica. Con loro, la Roma arriva al 63,2% di possesso, largamente prima in Serie A. Garcia vince anche le classifiche dei passaggi totali e nella pro- pria metà campo, in cui la Juve è positiva ma non dominante: seconda per possesso con il 60,6%, seconda per passaggi. Eppure…
PALLA SULLA TREQUARTI – Eppure restringendo l’analisi alla metà campo avversaria, si scopre un colpo di stato: Juve prima, Roma solo terza. Di più, il dato sui passaggi nell’ultimo terzo di campo, dove si decidono le partite, è impressionante: la Juve è terza, la Roma quindicesima. Possibile spiegazione: sotto porta la Roma tende all’iniziativa individuale, fatica a trasformare il possesso in palle gol. Il conto delle occasioni create pare confermare. La Roma è settima con 105, una decina a partita, contro le 144 della Juve capolista. Singoli? Tevez ha generato 29 pericoli, Pjanic solo 22.
PALLA IN AREA – Dalla Curva Sud si alza un’obiezione: «Questi numeri sono noiosi e poco indicativi. La Roma in fondo ha segnato 16 volte e la Juve 18, mica 30». Accolta. Però i tiri in porta tornano a spaventare i tifosi della Roma: Allegri ne ha messi assieme 61, Garcia solo 42, meno di Cagliari, Empoli (!) e Verona (!!). Questa è una grande sorpresa. Avanti. La Roma è deci- ma per tiri in porta e dodicesima per tiri totali, dietro anche al Palermo. In più, manca totalmente della dimensione aerea: è ultima per tiri di testa (8, di cui 4 in porta) nonostante Destro sia un nove vero. Il Cagliari, con Sau centravanti, arriva a 20 e questa è piuttosto una sorpresa gigante, di dimensioni da Empire State Building. Sì, ma la Juventus? Impassibile, resta tra le prime per tiri fatti e primissima per tiri in porta concessi: 20 contro i 31 della Sampdoria e i 34 della Roma. Solida. Se non bastasse, ha anche preso 10 pali o traverse, che contano zero ma restano cugini dei gol. In questa storia di numeri, alla fine, c’è una morale: la Roma, Napoli a parte, è andata alla grande ma ha bisogno di invertire un paio di tendenze, di costruire un po’ di più e fare paura anche quando alza il pallone. Altrimenti rischia di guardare il quarto scudetto della Juve e dare ragione alle statistiche, che in fondo sono come gli americani: votano conservatore.
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