La Roma delle follie. Di Natale, cucchiaio nell’Olimpico di Totti

La Roma delle follie. Di Natale, cucchiaio nell’Olimpico di Totti

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GAZZETTA DELLO SPORT – R. PALOMBO –  Il cucchiaio di Di Natale dal dischetto è uno sberleffo. Arriva 5 minuti dopo l’uscita dal campo di Totti che del cucchiaio ha il copyright e completa la rimontona dell’Udinese quando la partita è agli sgoccioli. Roma pazza, scombinata e autolesionista, come il suo profeta Zeman che farebbe bene a smettere di occuparsi di Juventus e a pensare di più a gestire match e risultati. Da 2-0 a 2-3 come col Bologna 43 giorni prima, segno che la lupa giallorossa perde il pelo ma non il vizio. E consola poco sapere che la settimana scorsa questa stessa squadra è passata dallo 0-2 al 4-2 a Marassi col Genoa. Guidolin espugna per la prima volta l’Olimpico con un’Udinese rimaneggiata e fiaccata dal giovedì europeo. Se lo merita lui e quella cospicua porzione di curva sud che ha oltraggiato il minuto di silenzio dedicato al militare scomparso in Afghanistan.

Tecnici contro Difficile da decifrare ma non incomprensibile, Roma-Udinese vive anche e forse soprattutto sulla capacità di leggere la partita dalla panchina. Sa farlo bene Guidolin che sullo 0-2 impone ai suoi il pressing altissimo che manda in tilt la difesa giallorossa e con Badu al posto di Faraoni a inizio ripresa completa il controllo del centrocampo. Non sa farlo Zeman, che vara una formazione sbilanciatissima e non sa fare tesoro dei segnali, molto chiari, che gli arrivano prima dell’intervallo, quando la Roma passa da un facile ed entusiasmante 2-0 con doppietta di Lamela a un 2-1 (Domizzi) che profuma già di pareggio. Pjanic e Dodò, o almeno uno dei due, andavano tolti allora, e non quando col primo dei due gol di Di Natale si era sul 2-2. I subentrati Marquinho e Florenzi non hanno demeritato, ma tenere cucita una squadra spaccata in due e incapace di gestire le proprie risorse fisiche era quasi impossibile. Il rigore che decide la partita è un rigorino, il che aggiunto al 2-2 sospetto può dare adito a delle recriminazioni. Ma quando ci si suicida così zemanianamente, credeteci, c’è poco da discutere sull’invadenza di un arbitro di porta o sull’imprecisione di un guardalinee.

Spettacolo e blackout Al contrario delle partite con Juve, Atalanta e Genoa, quel che viene regalato all’inizio è spettacolo puro. Un cocktail argentino-brasiliano con spruzzate di Totti. I gol potrebbero essere 6 se Brkic non si superasse su Osvaldo e Lamela e se quest’ultimo non si divorasse due palle-gol prima di fare centro nella circostanza più difficile, praticamente dalla linea di fondo, e subito dopo di testa sull’imbeccata di Osvaldo. Ma come per incanto la Roma, tra un troppo compiaciuto colpo di tacco e l’altro, sparisce di colpo. La giovane difesa brasilero-giallorossa (87 anni in 4) soffre l’altrui pressing e la mancanza di filtri a centrocampo. Lo straripamento avviene sul binario Pjanic-Dodo: fa un figurone Pereyra, di cui Pjanic dovrebbe occuparsi anziché partecipare a un 4-2-4 che non può durare. La Roma rischia l’inverosimile prima e dopo il gol di Domizzi e completa l’opera rientrando in campo con uguale atteggiamento e uguale formazione. Il 2-2 arriva subito e tutto il resto della ripresa fa comprendere che sarà più facile per l’Udinese affondare in contropiede che non per la Roma trovare un corridoio libero. Quando Castan inciampa su Pereyra per un rigore che solo per il signor Cervellera è netto, Totti è uscito da poco per Destro. Quello di Di Natale più che un cucchiaio è una coltellata.

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