IL MESSAGGERO – U. TRANI – «Quando possiamo entrare?». Sono le tredici in punto. Da dodici ore il prefetto Giovanni Balsamoha deciso di rinviare Cagliari-Roma per motivi di ordine pubblico.
La macchina si ferma in via S’Arulloni a Quartu, davanti all’entrata di una delle due curve, quella opposta al tunnel dove le squadre, alle ore 15, avrebbero dovuto fare il loro ingresso in campo, arrivando dagli spogliatoi del palazzetto dello sport di via Beethoven. «Non si gioca?». E’ una famiglia al completo, sotto il sole. Marito, moglie e due figli. Abbonati rossoblù. Uno steward li respinge gentilmente. Loro hanno accolto l’invito sconsiderato del presidente Cellino. La partita, però, non si gioca. E chissà se mai si giocherà. Perché la Roma chiede giustizia. Con il primo passo, fatto ieri inviando un fax alla Figc e per conoscenza alla Lega. La società giallorossa ha presentato una riserva di reclamo (ha 24 ore di tempo dall’orario di inizio del match e a seguire altri tre giorni per portare la documentazione integrativa). Per avere subito lo 0 a 3 a tavolino.
La Roma si sente parte lesa. Il giudice sportivo Gianpaolo Tosel, in giornata, può già accogliere il ricorso. Decidendo di ufficio. Come si aspettano a Trigoria. L’accelerazione per cancellare la vergogna. Comunque rimane possibile anche l’ipotesi di un rinvio, sospendendo l’omologazione del risultato in attesa di ricevere tutta la documentazione integrativa. Non sembra questo il caso. Perché c’è un provvedimento di un’autorità superiore. Dominante su quella sportiva. In questo senso la riserva di reclamo della Roma è da considerare un di più. Tra l’altro non bisogna aspettare referti del quarto uomo o di ospedale, nemmeno verbali da un commissariato. Qui c’è l’ordinanza del prefetto di Cagliari. Che chiama in causa direttamente, ritenendolo di conseguenza responsabile del rinvio (per ora) dell’incontro, il presidente rossoblu Cellino. La vittoria a tavolino sembra il finale annunciato. Come si legge nel comma 1 dell’articolo 17 del codice di giustizia sportiva: «La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, è punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0-3…».
E’ dal comunicato del prefetto Balsamo che bisogna ripartire, diramato all’una di notte dopo un sabato vissuto ad altissima tensione: «Il Prefetto di Cagliari, a conclusione della riunione di coordinamento delle Forze di Polizia indetta nella tarda serata odierna, ha disposto, ai sensi dell’art. 7 bis della legge 13 dicembre 1989, n. 441, che la gara Cagliari-Roma, programmata per domenica 23.9.2012 presso lo stadio Is Arenas di Quartu S. Elena a porte chiuse, sia differita ad altra data secondo le determinazioni che saranno al riguardo assunte dalla Lega Nazionale professionisti di Serie A. Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal Presidente del Cagliari». Ieri a Quartu non si presenta nessuno, tranne quella famiglia. I tifosi disertano, la squadra di Ficcadenti non si allena. Restano i blindati di Carabinieri e Polizia e cinque auto della municipale. E i custodi dell’Is Arenas che vietano alle tv di inquadrare, per le dirette, i settori dello stadio ancora con i lavori in corso.
Se la Federcalcio si è attivata, con la Procura Federale che ha già aperto un’indagine e Palazzi da oggi prenderà in visione la documentazione acquisita dagli 007 federali presenti a Cagliari, il presidente Lotito critica invece la Roma: «Lo ritengo un atteggiamento che non esprime i valori dello sport, Cellino si trova in una situazione di difficoltà, non bisogna speculare. Io non avrei chiesto lo zero a tre, soprattutto per il rispetto dei tifosi del Cagliari. Le partite si vincono sul campo. Penso che il giudizio del Prefetto sia stata la cosa più giusta». La Questura di Cagliari, intanto, invierà un’informativa alla Procura della Repubblica con le dichiarazioni di Cellino. Un precedente da ricordare: la Roma evitò di fare ricorso per un episodio avvenuto il 6 gennaio 2010 al Sant’Elia. Pizarro, al rientro in campo dopo l’intervallo, rimase a terra stordito per colpa di un petardo lanciato dai tifosi rossoblù. L’arbitrò Rocchi ritardò l’inizio della ripresa. Quella partita finì 2 a 2.