Le certezze adesso sembrano allucinazioni

Le certezze adesso sembrano allucinazioni

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CORRIERE DELLO SPORT – G. DOTTO – Domenica odiosa domenica. Ho provato a ficcarmi due dita in gola per vomitare i novanta minuti di Catania-Juventus. Non ce l’ho fatta. Troppo grande il rospo. Non ho abbastanza tecnica o abbastanza dita. Ci voleva la folle banda di Zeman per passare da un incubo all’altro. Non c’è scampo là dove passano loro. Si suona o si è suonati. La prima mezz’ora è euforia da farsela nelle mutande. Dico solo tre nomi, a parte Totti che scoppia di salute e di talento, poi scoppia e basta: Lamela, Marquinhos e Dodò. L’illusionista, la belva e la farfalla. Il futuro c’è, o occhio e croce, è il presente che manca. Un manicomio dal respiro corto. Questa squadra sa giocare non più di venti minuti e solo in uno stato di ebbrezza da gioco alcolico. Appena torna sobria, sparisce. Non sa esistere a mente lucida. E le certezze di Zeman somigliano sempre di più a pericolose allucinazioni. Il boemo sembra voler masochisticamente legare il suo già labile destino romanista a una colossale svista. Tachtsidis centrale è uno scherzo di cattivo gusto. Una marmorea caricatura, sempre fuori sincrono, orrore che genera orrore, il De Rossi mediano, sempre più depresso e straziato dentro una barba da cui non filtra più nessuna luce. Risultato, la Roma, là in mezzo, è quanto di meno zemaniano si sia mai visto. Fa male dirlo, ma questa squadra ha bisogno di normalità.

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