IL MESSAGGERO (S. CARINA) – A freddo, un film già visto. «Partita impostata non correttamente», le parole di Florenzi dell’altra sera. Poco prima, Maicon non era stato più soft: «Dovevamo prendere più gol, sei sono stati pure pochi. Non abbiamo fatto niente. O meglio siamo entrati in campo con l’intenzione di difenderci per 90 minuti. Ma così è difficile, non si va da nessuna parte». Un duplice j’accuse che nelle intenzioni dei due calciatori (la tesi di Trigoria) era da condividere tra squadra e tecnico ma che all’esterno è apparso come un chiaro segnale di mancata condivisione delle strategie di Garcia. Non è la prima volta che accade. Quest’anno (Keita dopo il ko con la Sampdoria: «Qualcosa non ha funzionato ma sta a Garcia trovare delle soluzioni») ma soprattutto nella passata stagione. Nel girone di ritorno, le perplessità sul suo operato, erano (quasi) all’ordine del giorno. Iniziò Florenzi («Non so che ruolo ho»), toccò poi a Nainggolan («Corro da solo»), Ljajic («Non sappiamo cosa fare»), De Rossi («Abbiamo fatto cagare a lungo») e per ultimo De Sanctis: «Il bicchiere è mezzo vuoto. La società ha capito e visto quello che è successo e prenderà delle decisioni. Mi riferisco alla squadra, allo staff medico e a quello tecnico».
DUBBI E PERPLESSITA – ’Dopo tre anni, l’idea su Garcia è abbastanza chiara. Buon motivatore ma carente sotto l’aspetto tattico. Da quando è arrivato ci sono stati dei miglioramenti che poi sono stati resi vani dalla partenza (o dal ritiro come nel caso di Balzaretti oppure dalla carta d’identità, leggi Maicon) di alcuni elementi che hanno privato il reparto difensivo di qualità e personalità. Senza arrivare ai giudizi tranchant di Bergomi («Roma improvvisata, anche Maldini e Baresi farebbero fatica con questo assetto») e Sacchi («La sensazione è che il Barcellona non si sia nemmeno impegnato, è stato un allenamento per loro. La Roma non dà garanzie, dietro sembravano sagome»), anche all’interno dello spogliatoio la decisione di giocare con la difesa così alta contro il Barcellona aveva destato perplessità dall’inizio. La motivazione data da Rudi era che mancando Gervinho e Salah, difendere bassi sarebbe stato inutile perché poi non si sarebbe potuto sfruttare la velocità in contropiede dei due africani. Meglio alzarsi, accorciare il campo per sfruttare Dzeko e provare a metterli in fuorigioco. Il problema è che a questi livelli non si può improvvisare. E non bastano nemmeno 2-3 allenamenti. Che i calciatori non avessero digerito i dettami tattici si è visto in partita. E anche dopo, quando Keita si è intrattenuto a lungo con il video-analyst Beccaccioli.
RUDI DEPOTENZIATO – Parlare di Garcia inviso al gruppo sarebbe sbagliato e scorretto. Tuttavia i calciatori hanno capito per primi come la figura del francese, rispetto ai primi due anni, sia ormai depotenziata. Dalla società che gli ha preso preparatore e staff medico al ds che non perde occasione per ribadire che i calciatori li sceglie lui, Rudi non è più il capo branco indiscusso e indiscutibile. Anche il discorso di ieri alla squadra è stato nei toni e nei contenuti sempre lo stesso: «Abbiamo il destino nei nostri piedi, bisogna voltare pagina, il Barcellona è fuori categoria per tutti, non solo per noi…». Alcuni leader dello spogliatoio continuano a farsi portavoce di atteggiamenti da evitare. Esempi sparsi: al fischio finale, dopo i sei gol presi davanti ad oltre tremila tifosi arrivati da Roma, alcuni giovani hanno avuto come primo pensiero quello di chiedere le maglie ai campioni blaugrana. Oppure: un paio di giocatori, aspettando che i compagni salissero sul pullman, fumavano tranquillamente, incuranti del via-vai davanti a loro. Comportamenti che possono sembrare gocce in un oceano che vede altri problemi (tattici e di organico) ma che nei momenti di difficoltà, tornano a galla. Come l’atteggiamento di un elemento, tra gli ultimi arrivati, che anziché disperarsi o quantomeno dispiacersi per il 6-1 subito, elogiava incredulo ed entusiasta il Barcellona, ritenendosi fortunato per aver visto dal vivo una simile prestazione. Quasi fosse uno degli 80mila spettatori del Camp Nou e non un calciatore che indossa la maglia della Roma.