Pallotta in pressing sul futuro della Roma

Pallotta in pressing sul futuro della Roma

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – L’impressione è che l’Oceano Atlantico si sia ristretto. Dopo le deleghe estive, la campagna acquisti e i commissariamenti virtuali effettuati intorno a Rudi Garcia, James Pallotta credeva di avere costruito una corazzata così solida da poter fare a meno di un suo controllo costante, finché a dicembre non ha scoperto di essere ad un passo dal naufragio. E così dopo lo scossone – l’esonero dell’allenatore – sta arrivando il momento della ricostruzione, che passa anche dal ruolo che avranno i manager. A dispetto di un contratto fino al 2017, la decisione del d.s. Sabatini di voler rassegnare le dimissioni a fine stagione per un mix di stanchezza e insoddisfazione, obbliga il presidente a decisioni importanti, intrise tutte da una serenità di fondo, partorita innanzitutto dalla scelta di affidare la panchina a Spalletti.

SONDAGGIO SPALLETTI – «Luciano è un grande valore aggiunto. È estremamente brillante, senza contare che i suoi assistenti lavorano in modo così duro come raramente ho visto. Prima di assumerlo, tra l’altro, ho contattato diversi grandi allenatori e ciascuno di loro mi ha detto che sarebbe stata una scelta perfetta. Tutti mi hanno confermato che è uno dei migliori tecnici in circolazione e col supporto che gli ho promesso farà grandi cose per la Roma». Morale: almeno dal punto di vista della panchina, nella prossima stagione non bisognerà attendersi rivoluzioni.

IL CASO SABATINI – Discorso diverso quello relativo a Sabatini. Il lavoro svolto dal d.s. è stato apprezzatissimo dalla proprietà americana, sia dal punto di vista delle plusvalenze che della rivalutazione di tanti giocatori. Le vittorie però sono state inversamente proporzionali alle critiche ricevute a Roma e così la disillusione sembra aver preso il sopravvento, soprattutto dopo che era stato disatteso il suo consiglio di continuare con Garcia fino a fine stagione e poi puntare a ingaggiare Antonio Conte. Non è un mistero, perciò, che Sabatini abbia confidato sia a Pallotta sia agli amici la volontà di dimettersi al termine dell’annata, magari dopo aver impostato il prossimo mercato. Di sicuro il presidente non vorrebbe perderlo, ma non sarà più un uomo solo al comando come è stato dall’addio di Franco Baldini in poi. «Walter avrà un maggiore sostegno su tutta li linea – afferma Pallotta – da me e da tutti gli altri rispetto a quanto gli è stato dato finora». Parole gentili, che però danno l’impressione di limitare i poteri del d.s., già non entusiasta dell’insediamento a Trigoria di Alex Zecca, a cui nel club nessuno riconosce grandi competenze calcistiche, ma che è amico (e quindi occhi e orecchie) del presidente. Nessuno rimarrebbe sorpreso, però, se pur uscendo dal club Sabatini restasse come riferimento esterno, perché Pallotta non ama perdere personaggi dei quali ha stima. Un esempio su tutti quello dello stesso Baldini, con cui il presidente è sempre rimasto in contatto approfittando dei suoi consigli.

BALDISSONI RESTA – Chi invece non ha problemi riguardo al futuro è il direttore generale Baldissoni, il cui contratto scadrebbe a giugno. «Mauro non andrà da nessuna parte – dice il presidente –. È affidabile e intelligente e si prende cura della società come nessun altro. Non ho mai conosciuto nessuno che lavori quanto lui. La squadra è fortunata ad averlo». Morale: la tempesta sembra essere passata, tant’è che il Real Madrid è alle porte appare più come motivo di emozione che di timore. «Sono felice di questo sorteggio. Saranno due grandi sfide», è la chiusura presidenziale. E con Spalletti in panchina, i colpi di scena non sembrano poi così miracolistici.

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