La Gazzetta dello Sport (A.Schianchi) – Velocità, tecnica, idee chiare: questa è la Roma di Spalletti. Non più un gruppo di uomini in totale confusione, come nell’ultimo periodo di Rudi Garcia, ma una squadra che, schierata con il classico 4-3-3, dimostra di avere qualità d’alta classifica. Impressiona soprattutto il pressing a tutto campo dei giallorossi, e in questo caso si vede come i reparti siano sempre molto compatti, tutti i giocatori si aiutano tra loro, e strappano applausi i frequenti duetti tra Pjanic e Perotti.
DOPPIO LAVORO – Proprio la posizione di quest’ultimo è la chiave del nuovo corso romanista: al centro dell’attacco, si muove come un centravanti arretrato, attacca gli spazi quando si deve «allungare» la retroguardia avversaria e si ferma a dialogare con i centrocampisti favorendo gli inserimenti laterali di El Shaarawy e Salah ogni volta che si decide di affondare partendo dall’esterno. Perotti è abilissimo a interpretare questo ruolo che, una volta, fu di Totti. Proprio così: il capitano, nella prima Roma di Spalletti, si muoveva in questa posizione, stava nel cuore della manovra, arretrava e lanciava con precisione millimetrica. Perotti non ha la stesse qualità tecniche di Totti, ci mancherebbe altro, però dà un contributo importante anche in fase difensiva: e questo aspetto rende molto felice Spalletti, sempre alla ricerca del perfetto equilibrio tra fase di possesso e fase di non-possesso. Gli attaccanti della Roma sono i primi a tentare il recupero del pallone: così nasce il pressing superoffensivo.