IL ROMANISTA – F. BOVAIO – Per la quarta volta in campionato la Roma è sconfitta per 3-2, cosa che non le era mai accaduta in passato nelle prime 12 partite (11 giocate sul campo). In questo arco di gare, finora, le era capitato di perderne 4 con 3 o più gol, certo, ma non con questo punteggio così specifico, che sembra destinato a caratterizzare la terza esperienza di Zemansulla panchina giallorossa.
E proprio a lui viene da chiedere quante altre volte dovrà ancora accadere, mentre si continuano a prendere gol solo per colpa dei propri giocatori più che per merito di quelli avversari (vedi ieri Goicoechea e Piris). Ormai va detto che tutti sono sul banco degli imputati, perché se questa squadra ha messo insieme appena 17 punti su 36 in 11 partite, segnando 25 gol e subendone 23 (peggior difesa del torneo insieme a quelle di Chievo e Pescara, ma con una gara in meno) la colpa è generale. Anche del tecnico, che continua ad ignorare giocatori come Pjanic (al primo gol in campionato, il quarto con la Roma), impiegato in appena 6 gare e non tutte dall’inizio e continua a puntare su giocatori mediocri come Piris, dalle cui disattenzioni sono nati almeno 4 gol degli avversari (quelli di Gilardino e Diamanti del Bologna, Kucka del Genoa e Mauri ieri).
Alla squadra mancano concretezza e attenzione, come dimostrano le 5 rimonte subite in 11 gare disputate, di cui 4 nel suo stadio Olimpico, che una volta era una sorta di fortino inespugnabile. Da 2-0 a 2-3 con il Bologna, l’Udinese e la Lazio, da 1-0 a 1-1 con la Sampdoria. Più quella di Parma, dove passò da 1-0 a 2-3 anche lì. Viene quasi da pensare di non esultare più quando si ripasserà in vantaggio in futuro, visto che tanto, poi, si finisce spesso con il perdere. Per come sono andate le cose finora meglio aspettare la fine delle partite per alzare le braccia al cielo.