IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Non un’amicizia tra i forti del Centro-Sud, tra potenti che si spartiscono scudetti e coppe, verso la fine degli anni ’70 il legame tra Roma e Napoli si basa sugli ideali della gente, che ha sempre vissuto il tifo come colore, come un sentimento, come un qualcosa che andava oltre, da lì ultrà. Era umano, lo sport c’entrava poco. Tutto questo si univa alla già comune sfida politica verso il Nord padrone, cominciata addirittura alla fine degli anni venti, quando nel calcio di serie A c’era la suddivisione geografica – oggi la definiremmo discriminazione territoriale – dei gironi. Oggi è rimasta la voglia comune di sovrastare i poteri del calcio, Juve, e fino a poco tempo fa Inter e Milan, ma le due tifoserie non si ritrovano più niente in comune. Ormai sono più gli anni in cui si danno la caccia rispetto a quelli in cui vivevano le partite abbracciati sotto gli stessi ideali. Una parentesi di dieci anni.
IL SOLE, POI L’ECLISSI I sostenitori del Napoli avevano come modello la Sud, dove gravitavano anche personaggi che non volevano quel gemellaggio, perché le tensioni c’erano prima e ci sarebbero state, appunto, anche dopo. In quegli anni è stata firmata una tregua, ci si sopportava con più facilità. L’immaginechearrivava all’esterno era festosa. C’era la tendenza a copiarsi i cori, gli stessi napoletani nel tempo lo hanno pure ammesso. Si narra che all’epoca uno dei comandanti dei tifosi napoletani, Gennaro Montuori, detto Palummella, avesse addirittura chiamato Cucb (Commando ultrà curva B) il settore caldo del San Paolo prendendo spunto da Cucs (commando ultrà curva Sud). Ovvio che, quando i romanisti andavano al San Paolo, guardavano la partita al fianco dei napoletani, e viceversa all’Olimpico (e nel 89/90 al Flaminio). Le duetifoserie si spalleggiavano anche nelle contestazioni, in quegli anni i delusi erano più gli azzurri che non i giallorossi, che stavano studiando da grandi. Il Napoli non era un granché e, ad esempio, il 10 ottobre del 1982, dopo la sconfitta con i giallorossi, i tifosi partenopei accesero una feroce contestazione contro la squadra, lasciando festeggiare in tutta tranquillità gli amici giallorossi presenti allo stadio. L’anno dopo, all’Olimpico, più o meno stessa scena: il Napoli ne prende 5, i suoi tifosi – racconta la leggenda – dopo aver contestato gli sconfitti, urlano un «Roma,Roma». L’amicizia tra Conti e Maradona era lo specchio in campo di ciò che si vedeva sugli spalti. Ancora oggi Bruno tiene gelosamente sul suo telefono la foto con Dieguito. La fine è nota e tanti sapevano che quell’amicizia non poteva durare all’infinito: 25 ottobre 1987, stadioOlimpico, la gente si preparava a vivere la solita festa, lo scambio di bandiere sotto la Sud era solo l’ultima foto di quella storia. Un divorzio mai più digerito. Che ancora oggi è inspiegabile. O forse, per alcuni, lo è stato più quel gemellaggio.