(Il Romanista) – «Lo dico una volta per tutte: non abbiamo intenzione di cedere De Rossi». Cinque giorni dopo il derby Franco Baldini è tornato sulla questione che ha acceso la vigilia della partita più attesa. Lo ha fatto intervenendo a Rai Sport all’interno della trasmissione “90 minuti”. Nel corso della quale ha affrontato molti dei temi caldi del momento romanista. Dalla scelta di Zeman («Un azzardo? I risultati fino adesso dicono questo, ma crediamo di no») al suo futuro come dg giallorosso («Ho preso un impegno e ci metterò tutte le forze, finchè ne ho»). E poi ha parlato anche di Pallotta(«La proprietà c’è, ci sentiamo tutti i giorni. Le responsabilità sono tutte mie, ma il torto degli americani non è quello di non essere qui») e del futuro («Gli investimenti hanno bisogno di tempo e un anno è poco, ne servono almeno due»). Ecco il suo intervento iniziato con l’analisi della vigilia della partita di lunedì sera contro il Torino. Con il Torino sarà l’ultima spiaggia? Non sarà l’ultima spiaggia, la squadra sarà all’altezza, il riscatto ci sarà, con questa squadra e con questo allenatore. I risultati sono deludenti e nessuno lo può negare, ma i motivi per i quali lo sono si possono sistemare e modificare.
La ragione per cui le cose non hanno funzionato rispetto alle aspettative? La Roma sta vivendo in ogni partita due fasi distinte. Quella in cui attacca è già stata mandata a memoria, anche perchè i giocatori già si conoscevano tra di loro. Mentre i difensori sono tutti nuovi, a parte Burdisso, anche per il campionato italiano, devono abituarsi e conoscersi.
Zeman, non è stato un azzardo? I risultati fino adesso dicono questo, ma crediamo di no. A Pescara lo avevamo seguito lo scorso anno era migliorato tanto nella fase difensiva. Contavamo di avere un allenatore che avrebbe dato spettacolo. Assenza dei dirigenti, scelte sbagliate come quella di Luis Enrique e mercato. Eppure la Roma ha speso tanto, il quadro di questi due anni non è florido… Non ho molto da dire, è dall’inizio che si ha questa visione critica della cosa. Ma ci sono cose parziali. Con questi risultati è facile attaccarci ed è difficile difendere, come il gioco di Zeman (ride, ndr). Abbiamo investito e gli investimenti hanno un tempo di decantazione per potersi avverare. Lo scorso anno la spesa per Lamela è stata più volte definita folle.
Quante volte avete criticato l’interventismo di certi presidenti? Ci sarà anche il tempo per la dirigenza per fare delle valutazioni. La proprietà c’è, ci sentiamo tutti i giorni. Hanno il torto di avere un mandato a dei manager. Le responsabilità sono tutte mie, ma il torto degli americani non è quello di non essere qui. Quando Pallotta ha preso i Boston Celtics li ha lasciati lavorare, e il primo anno della loro gestione è stato il peggiore della loro storia. In quattro anni sono riusciti a vincere.
Destro, un dualismo nato perchè non avete venduto un attaccante… E’ chiaro che c’è delusione ma per i risultati non perché non siamo riusciti a vendere un attaccante. Abbiamo pensato a una squadra di 22 giocatori di livello. Sono soddisfatto del ragazzo: lo vedo allenarsi bene tutti i giorni. Perché mi dovrei lamentare delle sue prestazioni? Gli altri stanno facendo bene, avrà spazio. L’ivenstimento su Destro porterà i suoi frutti a breve. Questione De Rossi, hanno criticato la sua gestione prima del derby. Sono stato incauto a pronunciare quelle parole. Ma ho risposto a una domanda. Mi è stato chiesto cosa fare nel caso in cui arrivassero eventuali offerte. Lo dico una volta per tutte: non abbiamo intenzione di cederlo, e lo abbiamo dimostrato quest’estate. Sono stato incauto, perchè posso aver causato qualche nervosismo. La sua reazione in campo dovuta alle mie parole? Lui mi ha detto di no.
Come mai si è deciso di puntare sulla fase offensiva quando Baldini è stato legato nella sua carriera a Fabio Capello, simbolo del difensivismo? La domanda è pertinente. Ci sono fasi diverse. Quando c’è da costruire qualcosa e si punta sui giovani, cosa che abbiamo fatto l’anno scorso e abbiamo dovuto rifare quest’anno, con più giocatori di quelli che dovevamo prendere in origine, volevamo puntare su un gioco riconoscibile e spettacolare. Scelte che oggi non sono sostenibili, lo capisco. Siamo delusi quanto i tifosi, ma continuiamo a credere tanto nella squadra e nell’allenatore.