IL MESSAGGERO (A.Angeloni)- Pinzolo è una tappa intermedia, necessaria ma non decisiva per capire il futuro. Ma qualcosa si è intuito, però. Ad esempio, che alla Roma i famosi tre acquisti indicati da Garcia in conferenza stampa non possono bastare. Tre sono pochi, o meglio sono pochi se si vuole alzare l’asticella e da una semplice lotta per il secondo posto si desidera passare a una competitività massima, in campionato e Champions League.
Ma la rosa è incastrata tra equivoci e dubbi. Le certezze, per ora, sono poche. E’ vero che per la chiusura del mercato ci vuole tempo, per adesso un punto si può fare. Appunto, una tappa intermedia.L’incastro è nei calciatori che dovevano partire e invece sono ancora in rosa. Alcuni di loro stanno facendo di tutto per cambiare la storia, vedi Maicon e Cole; altri, come Gervinho e Destro, sono presenti e nel frattempo si sono beccati qualche insulto dai tifosi contestatori, saliti a Pinzolo gli ultimi giorni per ribadire il loro no alla politica di Pallotta. Pochi, decisi e soprattutto rumorosi. L’Osvaldo di ieri è il Destro di oggi, tanto per fare un esempio. E se, come sostiene Garcia, la Roma per acquistare ha bisogno di cedere, certi calciatori bloccano le operazioni. Lavorare con la rosa al completo da metà agosto è un conto, farlo da domani, quando la squadra partirà per la torunèe oltreoceano, è un altro.
C’è Iago Falque poi, voglioso, ma per ora tutto da verificare, anche se Garcia ne parla benissimo e avrà le sue ragioni perché lo vede lavorare da vicino. Se non altro, lo spagnolo sembra affidabile e comunque non può essere lui il problema. In attacco la Roma cerca opzioni alternative: un dopo Gervinho o un dopo Ljajic, uno che sappia agire da seconda punta e che abbia nelle gambe, pere lui oltre il centravanti, facilità sotto porta. Così, per ritrovare efficacia in attacco, per dirla alla Garcia.
RUDI “SORRIDENTE” – L’arrivo di Norman, che ormai passa per quello capace di risolvere pure i problemi del traffico di Roma, ha un po’ ridimensionato il protagonismo naturale di Garcia. Rudi ha reagito, nel finale di ritiro, mostrandosi determinato, sorridente e combattivo. Ha chiarito subito, però, che la Roma non è in grado di lottare per lo scudetto, a meno che qualcuno lassù molli. Due anni fa era il condottiero senza macchia né paura, oggi si comporta da dirigente-impiegato, che certe cose non capisce ma si adegua. Ha voglia di dimostrare che lo scorso anno, se certe situazioni non sono andate bene, non è stato per colpa solo sua. La squadra lo segue ancora, lavora e continuerà a farlo. Correre è fondamentale, lo scorso anno la Roma non lo ha fatto, ma ciò che conta è la qualità dei giocatori. E per ora è tutto in costruzione e tanto c’è da fare.