Spese e punti, i conti non tornano ma a giugno arriverà Wallace

Spese e punti, i conti non tornano ma a giugno arriverà Wallace

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LA REPUBBLICA – M. PINCI – Il tonfo fradicio del derby ha chiuso come peggio non si poteva il primo mini ciclo della proprietà americana. Dal giorno dell’insediamento di Pallotta&Friends la Roma ha giocato 50 partite di campionato, abbastanza per un primo bilancio: avaro di soddisfazioni, però. Sommando la scellerata gestione Luis Enrique e l’anoressica cura Zemansono soltanto 70 i punti conquistati: 3 in più volendo considerare anche lo 0-3 a tavolino di Cagliari. Una miseria in ogni caso se Atalanta e Parma ne hanno realizzati sul campo 72 a testa: due delle otto squadre con un rendimento migliore dei giallorossi, lontanissimi anche a portata di binocolo dai 115 della Juventus, dai 94 del Milan, ma anche da Napoli (87), Inter (85), Lazio (84) e Udinese (79).

Bilancio ancora più amaro se si considera che nessuno — Juventus a parte — nel biennio ha speso di più: oltre 67 milioni per acquistare nuovi giocatori. E a proposito di spese, un nuovo colpo è in arrivo: si tratta del terzino destro brasiliano Wallace Oliveira dos Santos, anni 18, fresco campione brasiliano con il Fluminense. Il giocatore non arriverà però dal club di Rio: il suo cartellino è già stato acquistato dal Chelsea, che per il 60 per cento del giocatore ha versato 5,5 milioni. Fino a giugno l’esterno resterà in Brasile, in estate sarà un giocatore della Roma (grazie al lavoro con gli inglesi di Baldini, ieri in tribunale a Napoli con Moggi, che lo querelò per la frase «L’uomo senza qualità ») che lo avrà in prestito con diritto di riscatto, e contro riscatto in favore del club di Londra. Per ricomporre a Trigoria la coppia con il romanista Marquinhos, con cui ha giocato il mondiale under 17 in Messico nel 2011, e una difesa tutta brasiliana con Castan e Dodò.

Oggi a Trigoria la ripresa dopo il derby. Ci sarà anche l’acciaccato Osvaldo: per lui in arrivo una multa per aver lasciato l’Olimpico senza indossare la nuova divisa ufficiale. Questione di rispetto per le regole, ma nulla a che vedere con quella che dovrà pagare De Rossi.

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