GAZZETTA DELLO SPORT (A. PUGLIESE) Mercato, Nainggolan e Garcia, lo stadio, la Juve e il Milan e il rapporto con i tifosi. Prima di ripartire per Boston, ieri mattina James Pallotta ha parlato un po’ di tutto. Voleva chiarire tante cose, alcune le ha chiarite, altre no. Di certo, ha toccato un fiume di argomenti, prima di andarsene a pranzo con Walter Sabatini per fare il punto di mercato. Il d.s. la sera prima aveva cenato con Garcia (in ferie per un weekend veloce in Egitto), ieri sera è poi volato aMilano.
IL MERCATO – Il punto cruciale è Radja Nainggolan: «Ci stiamo lavorando su; lui vuole restare, noi vogliamo tenerlo». Di questo parlerà oggi Sabatini con il Cagliari, a meno che non lo abbia fatto ieri sera, magari dopo l’incontro con Preziosi. Con il Genoa si va verso la fumata bianca perBertolacci (6 milioni), presto potrebbe arrivare quella per Iago. «Dobbiamo rinforzarci in 3-4 ruoli chiave, arriveranno 4-5 giocatori e se ne andranno un paio — dice Pallotta —. Dobbiamo migliorare in attacco, segnare di più, con una soluzione per il centravanti». E qui, a sorpresa, Pallotta si è spinto oltre, anche se stizzito. «Se Dzeko e Higuain possono essere solo dei sogni? No, andiamo avanti». Di certo, uno dei due giocatori che saranno venduti è Gervinho (anche Garcia ha dato l’ok). L’altro i tifosi sperano che non sia né Nainggolan (Psg interessato) né Pjanic, magari i soldi che servono potranno arrivare da Doumbia e Destro. «In passato abbiamo venduto bene Benatia, Marquinhos e anche Lamela. Al Tottenham ancora si chiedono come abbia fatto a fregarli così con Erik».
GARCIA – «Lo ribadisco: siamo molto felici di Rudi, vogliamo che sia il nostro allenatore a lungo e penso che anche lui lo voglia». L’ennesima spallata alle presunte incomprensioni, anche se poi Pallotta rimarca almeno 4-5 volte come il vero problema della stagione sia stata la preparazione fisica. Il che è un appunto a Garcia, che ha scelto Rongoni e l’ha difeso fino alla fine. «Abbiamo deciso di cambiare tante cose a dicembre. Fossimo stati meglio fisicamente, almeno la metà dei 13 partite della seconda parte della stagione le avremmo vinte. Con Rudi ho parlato anche di organizzazione, siamo d’accordo su tutto. E quando ho parlato di lui come del nostro Ferguson, mi riferivo alla speranza che potesse fare la stessa carriera». Archiviate, dunque, anche le parole pre-Palermo. «Ha sbagliato, lo sa anche lui».
LE AVVERSARIE – Ed allora il pensiero torna subito al prossimo anno ed alla Juventus. «Nonostante la classifica finale, non penso ci sia questa grande differenza — continua il presidente — La Roma può competere e anche vincere questa sfida, soprattutto con il nuovo stadio». Anche se poi, probabilmente, ci sarà anche un avversario in più, il Milan. «Più squadre forti ci sono in Italia, meglio è. Vorrà dire che dovremo essere più bravi sul campo e nella parte finanziaria. I 500 milioni di Bee al Milan? Se il Milan vale certe cifre, la Roma nel lungo termine vale molto di più: alle spalle abbiamo la città più bella del mondo». Tesi quantomeno discutibile. Non sulla bellezza, ma sul fatto che nel mondo vendi le maglie di chi vince e non di chi vive in un museo a cielo aperto.
LE FALLE E TOTTI – Già, le maglie. L’altro tasto dolente di Pallotta. «Nike adesso deve muovere il culo (letterale, ndr ) e migliorare la distribuzione. C’è tanta gente nel mondo che vuole i nostri kit, ma fatica a trovarli». La speranza, invece, è che la Roma non fatichi più a trovare uno sponsor. «Abbiamo commesso un errore, cercando di abbinarlo ai naming rights del futuro stadio. Ora si cambia». Ed allora chiusura su Totti. «Non abbiamo ancora parlato del suo rinnovo, ma vogliamo che continui ad essere ora un asset fondamentale in campo e fuori in futuro. Di certo, vorrei che i nostri giovani fossero in forma come lo è Francesco ora». Già, è sempre un problema di forma.