Il Messaggero (L.De Cicco) – La zona scelta per la realizzazione del nuovo stadio della Roma (e soprattutto del mega-complesso di negozi, uffici e alberghi che Pallotta e il costruttore Parnasi vorrebbero edificarci accanto) è un’area «a rischio idraulico, per esondazione del fosso di Vallerano, e rischio idraulico potenziale per deflusso e accumulo» delle acque piovane. Un contesto nel quale gli interventi previsti dai privati potrebbero addirittura «provocare un aggravio del rischio idrogeologico». Ecco le «due principali situazioni di criticità» messe nero su bianco dal ministero dell’Ambiente nella relazione presentata due giorni fa dal sottosegretario Silvia Velo, rispondendo in commissione Ambiente alla Camera a un’interrogazione parlamentare.
IL DOSSIER – Il rapporto del ministero parte da un dossier elaborato dall’Autorità di Bacino del Tevere che, per aggiornare il Piano di assetto idrogeologico, ha effettuato una serie di esami nell’area di Tor di Valle, quella dove i privati vorrebbero costruire il nuovo stadio e tre grattacieli, alti più di 200 metri, destinati a ospitare oltre 15mila uffici, più negozi, ristoranti e alberghi. L’«eco-mostro», come lo hanno ribattezzato le principali organizzazioni ambientaliste italiane, già bocciato anche dagli esperti dell’Istituto nazionale di Urbanistica. «Le analisi condotte evidenziano due principali situazioni di criticità – si legge nella relazione del ministero – rischio idraulico per esondazione del fosso di Vallerano e rischio idraulico potenziale per deflusso e accumulo idrico di tipo meteorico», vale a dire per gli allagamenti causati dal maltempo.
IL MEGA PARCHEGGIO – La relazione del ministero solleva dubbi anche sul progetto del mega parcheggio a raso che dovrebbe servire sia lo stadio, sia il gigantesco centro di negozi e uffici. Già Legambiente nelle scorse settimane aveva lanciato l’allarme contro «l’impermeabilizzazione di un area di 22 ettari accanto al Tevere». Ora anche l’Autorità di bacino ha deciso di prendere «in considerazione l’entità della superficie impermeabilizzata che risulta dal progetto», e di prescrivere «misure compensative affinché i nuovi interventi previsti non provochino un aggravio del rischio idrogeologico».
La relazione del ministero, secondo Filippo Zaratti, il deputato di Sel che ha presentato l’interrogazione, «conferma i timori espressi fin dall’inizio della vicenda dello stadio della Roma. Quell’area è inidonea alla realizzazione di un intervento per circa 1 milione di metri cubi di nuova edificazione, che per oltre l’80% riguardano destinazioni d’uso totalmente estranee all’impianto». Secondo il parlamentare della Commissione Ambiente «questa è la riprova che si sta sfruttando la passione per uno sport popolare come il calcio, per realizzare una speculazione immobiliare che altrimenti non sarebbe stata possibile».