IL ROMANISTA (D. Galli) – C’è una battuta che in questi giorni circola a Trigoria. «Se stavolta sbagliamo l’allenatore, non bastano le dimissioni: ci dobbiamo suicidare». È una battuta, appunto, ma dà il senso dell’importanza del momento. Della sua delicatezza. Mazzarri e Allegri sono in prima fila, ma, come evidenzia l’edizione odierna de Il Romanista, la Roma non esclude una terza ipotesi. In ogni caso, non si tratterà di un novizio, di un tecnico alle prime armi e quindi con poche panchine in Serie A. Il candidato ideale è un allenatore esperto, che sappia motivare una squadra che, per qualità tecniche, ha molto poco da invidiare al Napoli secondo e che, di sicuro, è inferiore solo alla Juve campione. Luis Enrique e Zeman sono stati due errori. Lo sono stati per ragioni diverse, ma lo sono stati. Lo ha ammesso con molta onestà lo stesso Baldini. D’altronde la posizione in classifica non è un segreto, è bensì l’indice dello stato di avanzamento di un progetto tecnico che punta però sempre allo stesso obiettivo: lo scudetto. Chi prendere? Il 26 maggio, Andreazzoli ha l’opportunità di restare per sempre nella storia del club. E in ogni caso, anche qualora non dovesse restare nella storia, Aurelio resterà nel club. A Trigoria stanno battendo più piste. Se possibile italiane e con un curriculum importante alle spalle. La Roma vuole compiere la miglior scelta possibile, perché sbagliare, stavolta, sarebbe imperdonabile. Specie per una società che ha messo al centro il tifoso, che sta crescendo sotto tutti i punti di vista e che, con l’aumento di capitale (72 milioni e mezzo di versamenti in conto futuro), ha dimostrato di voler continuare a investire per non cedere nessuna pedina preziosa. E anzi rafforzare l’organico.