«Zeman e Totti: la mia Roma»

«Zeman e Totti: la mia Roma»

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GAZZETTA DELLO SPORT – F. ODDI –  «Non fatemi parlare della Roma, che sono appena arrivato dal Brasile, ne  so molto poco, non so chi hanno preso, non sono aggiornato».

Si è  presentato così ieri Aldair a Soriano nel Cimino, alla consegna del  premio Pietro Calabrese: non è voluto andare nei posti d’onore, in prima  fila, è rimasto in disparte, a firmare decine di maglie di bambini che  quando è arrivato alla Roma non erano neanche nati. Ma poi, chiedendogli  di Totti e Zeman, si è sciolto. «Con Zeman siamo rimasti in contatto,  ci siamo sentiti e anche visti in questi anni. Lui e Francesco sono  amici, si conoscono molto bene. Ma non credo che per questo Zeman gli  farà sconti: i suoi famosi allenamenti massacranti non prevedono  trattamenti di favore. Ricordo che ai miei tempi qualcuno ci ha provato a  chiedere di lavorare un po’ meno: quelli sopra i trenta, ricordo Abel  Balbo, ma anche a me avrebbe fatto piacere avere un po’ di tregua.  Niente da fare, niente sconti. E per Francesco a 35 anni non sarà facile  mettersi a lavorare a quei ritmi. Però l’ho visto tonico, magro,  tirato, in forma: non è più un ragazzino, ma ce la farà».

 

Centravanti  di manovra Magari con un ruolo diverso da quello del biennio ’97-’99,  quando Francesco si mise all’ala sinistra, a disegnare calcio con  l’amico Candela. «Però in quel ruolo si fatica tantissimo — continua il  brasiliano —, ai tempi è stato fondamentale per la crescita di  Francesco, ma ora lo vedo più come punta centrale. Con tutto che con  Zeman, spesso, il centravanti non è che segni tutti questi gol: spesso  deve arretrare, per favorire i tagli verso il centro degli inserimenti  offensivi. Diciamo che non so quanti gol potrà segnare Francesco in  questa stagione, ma sono certo che ne farà fare tanti».

Sempre il  solito (…) «Ma io non credo che sia cambiato. Anzi, vedendo quanto è andato  bene il Pescara quest’anno, credo che il mister sia più convinto che mai  delle sue idee. Bisogna stare molto attenti in difesa, giocando con  lui: il rischio di fare brutte figure è sempre molto alto». Rischio che  ora potrebbe coinvolgere un suo connazionale come Leandro Castan, il  difensore centrale che stanotte ha giocato la finale della Coppa  Libertadores con il Corinthians. E che Sabatini, di fatto, nella  conferenza-fiume di ieri, ha fatto capire di considerare di fatto il  prossimo acquisto della squadra giallorossa. «In questo momento il  difensore più forte del calcio brasiliano è Dedè — chiarisce subito  Aldair —, ma Castan viene subito dopo, insieme a Rafael Toloi. Certo, i  primi mesi per lui non saranno facili: passerà da una difesa molto  coperta a una che gioca altissima, e rischia di continuo. Non bisognerà  giudicarlo subito: aspettiamo almeno sei mesi, diamogli tempo di  ambientarsi in un calcio diverso. Con un allenatore che ti fa lavorare  tanto». Lavoro che potrebbe far fare il salto di qualità ad un talento  interrotto come Dodò, forse il miglior interprete del ruolo in Brasile,  prima del brutto infortunio al ginocchio (che ieri gli è gonfiato di  nuovo): «È un ragazzo che ha talento, veloce, che corre e spinge tanto  su quella fascia». Roba per Zeman, insomma.

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